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La nostra vita dopo il coronavirus muterà in modo davvero radicale

Abbiamo chiesto attraverso il nostro sondaggio se l’approccio individuale di abitare il mondo abbia subito trasformazioni per l’emergenza Covid-19: la metà circa, cioè il 52 per cento, ha risposto «sì»

La nostra vita dopo il coronavirus muterà in modo davvero radicale

EMERGENZA/1 Il futuro per definizione non è ancora accaduto, eppure è in ogni momento presente: lo immaginiamo, lo temiamo, lo desideriamo, lo rifuggiamo. Il rapporto di ognuno di noi con il domani è molto variegato e non dipende – specie in questo tempo difficile – dall’età: un giovane con un futuro presumibilmente lungo di fronte a sé può vivere quote di angoscia anche maggiori rispetto a un anziano.

Insomma, la relazione con “ciò che accadrà” varia da soggetto a soggetto. Dopo che la pandemia da Covid-19 ha ribaltato gli schemi ordinari della vita, mettendo in luce i malfunzionamenti di una società basata sull’iperproduzione e la disuguaglianza economica, abbiamo voluto indagare se per i lettori di gazzettadalba.it il futuro sia nero, grigio oppure bianco, se l’orizzonte immaginato sia sereno oppure una notte buia. Lo abbiamo fatto attraverso un questionario on-line a cui hanno risposto oltre 200 persone. Le ricerche di Gazzetta d’Alba mirano a produrre una testimonianza del periodo storico odierno, non solo attraverso la voce degli addetti ai lavori, ma dando spazio alle persone che vivono i diversi livelli della società.

La prima domanda del questionario recitava: «Dopo l’emergenza sanitaria pensi che la tua vita, oppure le tue idee e il tuo modo di abitare il mondo, cambierà in maniera radicale rispetto a prima?». Il 52 per cento, ovvero oltre una persona su due, ha risposto «sì». Quindi, i nostri lettori si dividono a metà.

Inoltre, la maggioranza è pessimista sui prossimi cinque anni: l’84 per cento del campione è sicuro che il futuro a breve termine sarà «meno sereno e positivo» dell’oggi. I pronostici migliorano peraltro quando chiediamo di esprimersi sul futuro a lungo termine, da qui a vent’anni: la percentuale di chi ritiene che le cose peggioreranno scende al 47 per cento, ma si tratta ancora di una quota elevata.

La crisi economica, il cambiamento climatico, la possibilità di nuove epidemie non sono quindi fattori casuali o fenomeni improvvisi, ma la conseguenza dell’adozione di uno stile di vita da parte degli uomini incompatibile con i ritmi della natura.

Compito di tutti sarà inventare nuovi modi di coesistere, in modo da evitare che i cupi pronostici emersi dalla ricerca si concretizzino.

Roberto Aria

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