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L’offerta per l’acquisizione di Ubi banca è strategica, lo conferma il Ceo di Intesa Sanpaolo

L’offerta pubblica di scambio di Intesa Sanpaolo su Ubi banca «È un’operazione con valenza strategica» e il gruppo è intenzionato a portarla a termine. Lo sottolinea in una intervista pubblicata sul Messaggero il Ceo (Chief executive officer) di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina in merito agli approfondimenti che l’Antitrust sta facendo sull’operazione.

«Intesa Sanpalo – spiega Messina – ha sempre avuto rapporti eccellenti con le autorità di vigilanza, improntati al massimo rispetto e collaborazione. Così faremo anche in questa occasione. È quanto ci si aspetta da chi a livello internazionale è percepito come una bandiera, un punto di forza dell’Italia. Nel caso specifico siamo convinti di aver promosso un’operazione con una valenza strategica e un grande significato per il sistema bancario italiano e europeo, tanto da essere intenzionati a portarla a termine anche con adesioni pari al 50% più un’azione».

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Carlo Messina, Ceo di Intesa Sanpaolo

Quanto poi alla reazione degli azionisti storici di Ubi, Messina sottolinea che l’operazione non è antagonista: «Fin dal primo momento abbiamo risposto positivamente a ogni istanza, sul fronte della presenza sui territori, della valorizzazione delle persone, sul rafforzamento degli interventi per il sociale, della attenzione per il valore del marchio, dell’occupazione e dell’assunzione di giovani. Per non parlare del credito alle imprese e alle famiglie: non ridurremo i fidi ma porteremo nuove risorse. Ho intenzione di continuare in un atteggiamento di dialogo e di apertura per raccogliere suggerimenti da imprenditori e fondazioni azioniste di Ubi, affinché insieme si dia vita ad un gruppo ancora più forte».

Nell’intervista l’amministratore di Intesa Sanpaolo commenta anche il decreto legge Rilancio, definendolo «all’altezza del momento» data la situazione emergenziale in cui è stato varato: «Non deve essere facile per chi è al governo misurarsi con una fase di straordinaria complessità come quella attuale. E non solo nel nostro Paese. Il provvedimento potrà essere migliorato, ma trovo che abbia un carattere strategico. Sarà fondamentale far arrivare rapidamente a destinazione le risorse stanziate».

Al decreto si collega la possibilità di usare il Mes. «Se la sola condizione fosse la destinazione al settore della sanità, non ci sarebbero ragioni per non ricorrere al fondo», sottolinea Carlo Messina. «Sarebbe una grande opportunità – aggiunge – per rifondare un sistema sanitario all’altezza delle necessità del Paese. Quanto al risparmio in termini di interessi, calcolato in circa 7 miliardi, rifiutare significherebbe assumersi una responsabilità. Penso a quanto si potrebbe fare con tale cifra sul fronte della povertà, dell’occupazione giovanile, della defiscalizzazione».

Quanto alla gestione dell’enorme debito pubblico italiano Messina individua una soluzione nell’utilizzare «parte del patrimonio immobiliare pubblico per strutturare speciali fondi d’investimento che possano essere sottoscritti da investitori istituzionali e dalle famiglie italiane, dando così un taglio netto al nostro debito. Tanto più che in questa fase il progetto, gestito in modo privatistico, godrebbe di un credito d’imposta mai così favorevole. Inoltre si può considerare un altro aspetto: negli ultimi anni il risparmio delle famiglie italiane punto di forza della nostra economia si è allontanato dalla sottoscrizione del debito pubblico. Si possono individuare nuovi strumenti per accompagnare il ritorno di questa forma di risparmio: durata delle emissioni, fiscalità, titoli pubblici d’impatto. Tutte opzioni che stabilizzerebbero il debito, liberando risorse per la collettività».

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Per Messina è anche «necessario tenere alta l’attenzione rispetto al rischio di un forte aumento della povertà. Dobbiamo mitigare gli impatti sociali di una crisi profonda. I risvolti potenzialmente più drammatici potranno essere contenuti se saremo in grado di mettere in campo strumenti concreti e innovativi». Per il Ceo della banca: «Bisogna estendere il modello Genova che, come dimostrano i fatti, ha portato rapidamente risultati apprezzabili. Inoltre siamo un Paese con forti potenzialità nell’economia circolare. E con ritardi nella digitalizzazione delle imprese. Sono questi i fronti da rilanciare in un patto per la crescita il più aperto possibile», evidenzia Messina.

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