Meeting dei giornalisti cattolici, dibattito vivo tra Chiesa, società ed economia

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GIORNATA DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI La 7ª edizione del Meeting nazionale giornalisti cattolici e non, svoltosi in occasione della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, ha coinvolto circa 7mila persone collegate in rete attraverso il sito ufficiale giornalistioggi.it , il canale Youtube e la pagina Facebook di Tele padre Pio Tv (per la registrazione completa, clicca qui).  Si è parlato della professione giornalistica e della comunicazione in tempo di pandemia con filo conduttore dell’incontro digitale il tema: In dialogo tra paura e speranza. La vita si fa storia.

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Simone Incicco, responsabile organizzativo del Meeting

Giovanni Tridente, docente di giornalismo alla Pontificia università della Santa croce, ha condotto tutto il pomeriggio e ha commentato alcuni passaggi del messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Simone Incicco, responsabile organizzativo del Meeting, ha ricordato il 23 maggio di ventotto anni fa quando, a Capaci, sono stati uccisi il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e gli agenti della scorta.

Bruno Mastroianni, filosofo e giornalista, ha condotto il panel dal titolo Cambiamenti nel corso del quale Vania De Luca, presidente nazionale dell’Ucsi che ha ricordato che l’informazione di qualità, svolta da persone riconoscibili e competenti, potrà aiutare a ricostruire il tessuto comunitario che uscirà lacerato da questo periodo.

«Un evento inaspettato che ci ha trovati impreparati – ha detto Bruno Piraccini amministratore delegato Orogel – e abbiamo lavorato continuamente per adempiere al nostro dovere rispettando tutte le regole di sicurezza, dopo un’accurata attività di formazione per i duemila lavoratori dei quattro stabilimenti tra i quali non si sono riscontrati casi di contagio da Covid».

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Il monsignor Francesco Beschi della diocesi di Bergamo, la zona più martoriata dal Covid-19, ha offerto alcune impressioni: «Nella nostra comunità abbiamo sperimentato sconcerto e smarrimento, sono venute meno le relazioni educative quotidiane, la prossimità con le famiglie, i malati e gli anziani. La Chiesa c’è stata e le persone l’hanno avvertita pur in un contesto di grande sofferenza, di malattia, di dolore immenso per i tanti morti. Abbiamo celebrato in modo dimesso i 140 anni del giornale L’eco di Bergamo che ha contribuito alla condivisione di sentimenti. Il Papa ci ha telefonato per esprimere vicinanza per la morte dei 24 sacerdoti e ha chiamato la redazione perché è rimasto colpito dalle pagine dei necrologi e dei racconti della vita di tante persone morte».

Il monsignor Francesco Massara delle diocesi di Camerino e di Fabriano ha ripercorso le modalità con cui la Chiesa locale si è fatta prossima alle famiglie e ai più giovani: «Dopo il terremoto strutturale del 2016 (350 chiese su 500 danneggiate), il terremoto dell’anima che è molto più profondo (aumento dell’uso di antidepressivi e dei suicidi) e il terremoto delle promesse (la ricostruzione non è partita) stiamo affrontando questo nuovo tempo di sofferenza. Ci sarà una crisi economica, ma riusciremo a rialzarci perché i marchigiani sono forti e l’aiuto di Dio ci sosterrà. Questa pandemia ci ha portato a essere più coesi e solidali, a rivedere i nostri modi di vivere come Chiesa e nelle relazioni.»

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Mons. Domenico Pompili, vescovo della Diocesi di Rieti, ha ripercorso, come il suo confratello Massara, il periodo del terremoto paragonandolo a questi mesi. «La Chiesa si è ritrovata fuori dalla Chiesa – ha detto Pompili – ma a Rieti eravamo già fuori dalle chiese, costretti a uscire e questo ha creato la possibilità di andare incontro alle persone e di coltivare le relazioni: è questo che dobbiamo recuperare per dare alla Chiesa una prospettiva futura»

Carlo Verna, presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, ha descritto il contesto nel quale gli operatori della comunicazione si sono trovati a lavorare: «Le tecnologie hanno portato a un diverso approccio con le fonti, il lavoro sta cambiando e sono necessarie una maggiore consapevolezza, la massima attenzione e uno sforzo di analisi della verità per informare correttamente il cittadino».

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Lorenzo Rinaldi, direttore del quotidiano Il Cittadino di Lodi, ha condiviso il lavoro fatti dalla prima zona rossa: «La nostra piccola redazione di provincia ha gestito e annunciato il primo caso di Covid-19 e da allora non si è mai fermata. Eravamo isolati ma al centro della notizia e abbiamo sentito la grande responsabilità di dare le informazioni giuste. Quando ci siamo resi conto che le persone che venivano a mancare erano numerose, abbiamo avuto il momento più duro e abbiamo lanciato l’iniziativa del memoriale per ricordare i defunti che non hanno potuto avere il saluto della comunità. In questo modo ci siamo sentiti ancora di più il cuore della comunità».

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