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Piemonte: è disponibile un posto letto in ospedale ogni 370 abitanti

La faticosa gestione dell’epidemia da Covid-19 sta mettendo in luce tutte le difficoltà del sistema sanitario piemontese, a cominciare dalle strutture che appaiono nel complesso troppo vetuste

Piemonte: è disponibile un posto letto in ospedale ogni 370 abitanti

LA RICERCA  La gestione della complessa emergenza Covid-19 si sta rivelando molto difficile in Piemonte (e nel Paese). La competenza politica è un fattore d’analisi, ma le strutture sanitarie a disposizione sono quanto mai decisive. Gli ospedali, grandi contenitori da cui entrano ed escono migliaia di persone in cerca di salute, svolgono un ruolo cruciale, soprattutto nei contesti emergenziali come quello attuale. Per questo, abbiamo tentato di descrivere lo stato dei nosocomi piemontesi, approfondendo uno studio pubblicato solo il 15 aprile dall’Istituto di ricerche economiche e sociali (Ires) del Piemonte.

Iniziamo dal dato complessivo: in Piemonte esistono 95 ospedali facenti parte della rete pubblica: i posti letto totali – comprensivi di quelli privati convenzionati – sono 16.642. Gli ospedali a gestione diretta del pubblico sono invece 49 e sono distribuiti su 52 strutture ospedaliere di competenza di 18 Asl, per una superficie di 2.300.000 metri quadrati, con 11.702 posti letto (dividendo per il totale della popolazione significa uno ogni 370 abitanti), mentre nel 2018 erano un centinaio in più. In Italia, invece, i letti nelle strutture pubbliche sono oggi uno ogni 488 abitanti.

Per quanto riguarda l’Asl Cn2, le due vecchie strutture di Alba e Bra, che verranno sostituite dal nuovo ospedale di Verduno, dispongono di 350 posti letto, cioè uno ogni 488 abitanti, come accade nel Paese. Si tratta di un dato esiguo rispetto a quello della nostra regione, che dipende peraltro, stando alla ricerca, anche dal potenziamento della rete medica territoriale (si veda l’intervista nella pagina accanto). Il problema dei letti si evidenzia, però, considerando, ad esempio, che nel 2018 ad Alba esistevano solo 8 posti in terapia intensiva, in linea con il 2010: una situazione del tutto inadeguata ad affrontare stati di emergenza. Restando sul territorio dell’Asl di Alba- Bra, ma guardando anche al privato accreditato, i letti risultano 304, portando quindi il computo totale a 654.

Nell’analisi dell’Ires non risulta il nuovo ospedale di Verduno, che insieme alle altre strutture in via di costruzione (il nosocomio del Parco della salute di Torino, la Città della salute e della scienza di Novara e i nuovi ospedali dell’Asl To5 e del Verbano-Cusio-Ossola) cambierà la situazione. La nuova struttura dell’Asl Cn2 conterà 340 posti, più altri 90 di altra tipologia (poltrone per oncologia, letti di dialisi eccetera), ma la capacità di accoglienza non è il solo elemento atto a definire la qualità ospedaliera, come spieghiamo in queste pagine.

Le superfici enormi, per la collettività, significano elevati costi di gestione

Un altro punto cruciale della ricerca Ires riguarda la cosiddetta “sostenibilità insediativa”, cioè il numero di posti letto comparati alla superficie ospedaliera occupata. Spiega il ricercatore Guido Tresalli: «Nel 2019 la superficie disponibile negli ospedali pubblici regionali era pari a 188 metri quadrati per posto letto. I valori erano simili a quelli del 2018, 186 metri». Considerato che una condizione di piena sostenibilità insediativa si ottiene quando lo spazio destinato a un posto letto è compreso fra 120 e 150 metri, a livello piemontese la performance risulta quindi piuttosto bassa.

In altre parole, si registra un eccesso di superfici ospedaliere rispetto ai posti di cura esistenti: tenendo conto dello spazio potrebbero, cioè, essere accolti 14.290 letti rispetto agli 11.702 esistenti. Ma la programmazione politica non prevede affatto questi incrementi in Piemonte. Spiega il ricercatore: «Il numero dei posti effettivi è già in questo momento maggiore di quello programmato dalle norme in materia di riordino delle reti ospedaliere (11.088): è evidente che la capacità insediativa residua non possa essere vista come una potenzialità da valorizzare attraverso l’aumento dei posti per la degenza, bensì come una criticità derivante da un importante eccesso delle superfici dei nosocomi rispetto ai costi della loro gestione e manutenzione».

Per adeguare i nosocomi di tutta la regione sarebbero necessari 1,65 miliardi di euro, visto che sono considerati in buona parte obsoleti

Oltre ai posti letto presenti negli ospedali è importante analizzare la qualità degli edifici sanitari piemontesi. Spiegano i ricercatori di Ires Guido Tresalli e Luisa Sileno, autori della ricerca di cui trattiamo: «Il livello di qualità strutturale medio dei presidi ospedalieri del Piemonte è pari a circa il 75,3 per cento, dove il 100 per cento corrisponde al pieno soddisfacimento dei requisiti strutturali. Questa situazione è la conseguenza del progressivo degrado o decadimento delle prestazioni dei sistemi edilizi degli ospedali e della mancata realizzazione di interventi capaci di prevenirli o di correggerli, anche per effetto dell’obsolescenza che interessa le strutture».

Proseguono i due ricercatori nella loro indagine: «Rispetto al degrado si rileva che ben 35 nosocomi su 52 (il 67 per cento circa) non sono attuali rispetto ai requisiti di riferimento poiché, anche quando li soddisfano, lo fanno con soluzioni superate (da un punto di vista tecnologico, funzionale o gestionale) rispetto a quelle attualmente disponibili». Tra le realtà critiche in termini di qualità strutturale compare l’Asl Cn2, con una percentuale del 68,7 per cento. Ma questo dato è riferito agli ospedali San Lazzaro di Alba e Santo Spirito di Bra. Con il nuovo nosocomio di Verduno la qualità media degli ospedali regionali varierà in positivo di 1,4 punti percentuali, mentre l’obsolescenza si ridurrà di 3,2 punti.

Ma quanto bisognerebbe spendere per raggiungere i requisiti massimi in termini di qualità edilizia? Secondo lo studio di Ires il costo ammonterebbe a circa 1,65 miliardi di euro. Si pensi che il solo adeguamento degli ospedali di Alba e Bra costerebbe una cifra sui 42 milioni, ma essendo queste strutture molto obsolete e con dei vincoli intrinseci che limiterebbero molto l’efficacia degli interventi di adeguamento, alla fine non risultano nemmeno pienamente recuperabili. Basti qualche cifra.

In Piemonte i costi di adeguamento medi si calcolano in 722 euro per metro quadrato. Nell’Asl Cn2, in riferimento ai vecchi ospedali, questa cifra arriva a 948 euro. C’è però da dire che la realizzazione dei nuovi ospedali (oltre a quella di Verduno è infatti imminente l’ultimazione di altre quattro strutture pubbliche) ridurrà il costo complessivo dell’adeguamento edilizio di oltre un terzo: la cifra si aggirerà attorno al miliardo di euro.

Non bisogna in tutto ciò scordare l’aspetto della manutenzione straordinaria. Le strutture per la sanità sono sempre collocate in mastodontici edifici che per loro natura necessitano ogni anno di una cura sul fronte degli impianti, delle tecnologie, dei guasti. Lo studio Ires stima come i costi di manutenzione della rete regionale si aggirino attorno a una media annua di 140 milioni di euro.

La programmazione regionale dovrà quindi tenere conto di questo dato per poter preparare il futuro e immaginare investimenti capaci di garantire alla sanità piemontese una flessibilità e un’efficienza tali da gestire non solo le “normali” problematiche di salute dei cittadini, ma anche le situazioni straordinarie, come ad esempio una pandemia da Covid-19 o una qualsiasi altra anomalia nei flussi epidemiologici.

Matteo Viberti

INCHIESTA: EDILIZIA SANITARIA

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