Prove di riapertura: piccoli gruppi di bambini scuola senza insegnanti in tre paesi del vercellese

Quindici milioni ai comuni piemontesi per aiutare le famiglie a pagare nidi e asili
Foto di repertorio

BORGOSESIA (Vercelli) Tornano sui banchi, martedì 12 maggio, 36 bambini piemontesi, dai tre ai dieci anni. La campanella suonerà alle 8 per i piccoli alunni di tre comuni del vercellese, Borgosesia, Varallo Sesia e Quarone che hanno deciso di attuare una sperimentazione voluta dal sindaco di Borgosesia, Paolo Tiramani, che ha avuto il via libera della Regione Piemonte e potrebbe essere un modello da seguire in vista della riapertura delle scuole a settembre. L’obiettivo è venire incontro alle esigenze dei genitori che hanno ripreso a lavorare e non sanno a chi lasciare figli più piccoli.

I bambini, che resteranno a scuola fino alle 18, troveranno in classe non i docenti ma gli educatori del pre e post scuola. Seguiranno norme molto rigide: le classi saranno di 4 bambini nella scuola dell’infanzia e di 5 alla primaria, almeno 4-5 metri quadrati di spazio a bambino, sanificazione quotidiana dei locali, in bagno uno per volta, rilevazione della temperatura più volte al giorno, ingressi e uscite scaglionati, pasti sigillati in confezioni monoporzione. Il costo è di 10 euro al giorno più altri 5 per il servizio mensa. Non sarà consentito portare pasti pronti da casa.

Non mancano le polemiche. Per l’Anief Piemonte (Associazione nazionale insegnanti e formatori) «la scuola non è un baby parking. Chiediamo al presidente Cirio e all’assessore regionale Chiorino di non cadere nell’errore di fughe in avanti sulla scuola. Ci aspettiamo di essere convocati al più presto per discutere dei dettagli di questa sperimentazione».

Anche il Movimento 5 stelle è critico verso la sperimentazione: «La riapertura delle scuole piemontesi non può avvenire in ordine sparso, con “assunzioni di responsabilità” a discrezione dei singoli sindaci, e senza nemmeno una bozza di protocollo concordata con il Ministero. Queste fughe in avanti potrebbero essere pericolose, in primis per la salute dei bambini e degli operatori coinvolti», commenta Francesca Frediani, consigliere regionale dei 5 stelle. «Comprendiamo le necessità di dare risposte alle famiglie, spesso in difficoltà con la chiusura delle scuole e la ripresa dell’attività lavorativa, ma prendere decisioni così avventate, con evidenti obiettivi propagandistici, potrebbe contribuire a riportare indietro la nostra Regione alla Fase 1. Abbiamo chiesto chiarimenti all’assessore Chiorino, convinta sostenitrice di un’iniziativa che, ricordiamo, è in contrasto con il decreto del presidente del Consiglio»

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