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San Karol Wojtyla ritratto dal successore, Benedetto XVI

San Karol Wojtyla ritratto dal successore, Benedetto XVI

LIBRO  «Karol Wojtyla salì al soglio di Pietro portando con sé la sua profonda riflessione sul confronto tra il marxismo e il cristianesimo, incentrato sull’uomo. Il suo messaggio è stato questo: l’uomo è la via della Chiesa, e Cristo è la via dell’uomo. Con questo messaggio, che è la grande eredità del concilio Vaticano II e del suo timoniere, il servo di Dio Paolo VI, Giovanni Paolo II ha guidato il popolo di Dio a varcare la soglia del terzo millennio, che proprio grazie a Cristo egli ha potuto chiamare “soglia della speranza”»: così lo ricorda Benedetto XVI nella sua omelia in occasione della beatificazione. Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno tanti punti in comune: sono quasi coetanei, sono nati ambedue in Europa centrale, su fronti opposti sono scampati alla Seconda guerra mondiale, hanno partecipato insieme al concilio Vaticano II. Hanno collaborato poi in Vaticano per quasi un quarto di secolo.

GIOVANNI PAOLO II. IL MIO AMATO PREDECESSORE
Joseph Ratzinger Benedetto XVI
edizioni San Paolo
128 pagine
10 euro

Gli eventi esteriori, però, non ci dicono l’essenziale: infatti, al di là della lunga collaborazione, tra il Papa polacco e il prefetto per la dottrina della fede si erano sviluppate stima, cordialità e amicizia come raramente capita di incontrare nella storia.San Karol Wojtyla ritratto dal successore, Benedetto XVI 1

In queste pagine Benedetto XVI presenta una lettura privilegiata della figura e del pontificato di Giovanni Paolo II, con testi che qui vengono presentati, tratti da varie occasioni, scritti e omelie (sia da cardinale che da Papa); dando una interpretazione autorevole di alcuni eventi decisivi del pontificato, soprattutto lasciano intravvedere, attraverso la commozione del ricordo, il cuore del grande Papa. Un volume che ritrae la straordinaria amicizia e il profondo rispetto che univano due grandi uomini del nostro tempo, facendoci conoscere da vicino il Papa polacco nell’interpretazione del suo amico e successore che scrive: «Già prima avevo avuto modo di conoscerlo e di stimarlo, ma dal 1982, quando mi chiamò a Roma come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, per 23 anni ho potuto stargli vicino e venerare sempre più la sua persona. Il mio servizio è stato sostenuto dalla sua profondità spirituale, dalla ricchezza delle sue intuizioni. L’esempio della sua preghiera mi ha sempre colpito ed edificato: egli si immergeva nell’incontro con Dio, pur in mezzo alle molteplici incombenze del suo ministero. E poi la sua testimonianza nella sofferenza e la sua profonda umiltà, radicata nell’intima unione con Cristo, gli ha permesso di continuare a guidare la Chiesa mentre le forze fisiche gli venivano meno».

c.w.

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