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Scopriamo perché il bambino in piemontese viene detto “Gàgno”

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Gàgno: Bambino, Ragazzino, moccioso, uomo di bassa statura fisica

Qualche settimana fa, proprio su Gazzetta è uscito un articolo che mi ha fatto molto felice, mi ha commosso, tanto più in questo periodo. Parlava delle attività che avvengono a Corneliano, in una casa che ospita persone – mi piace dire – con una grande esperienza di vita.

In molte strutture avvengono laboratori del genere, in cui educatori ed educatrici di buona volontà, permettono agli ospiti di avvicinarsi a questa rubrica. A tutti loro il mio saluto più vicino e sincero, così come esprimo gratitudine a chi propone queste attività: lavorare sul ricordo personale, penso sia una forma alta per rimanere agganciati alla vita. Prende ancor più significato la responsabilità nel momento di ricerca delle parole e della loro descrizione aneddotica.

Proprio sul tema del ricordo, andiamo a toccare una parola bonaria che per qualcuno suona contemporanea, per altri magari antica: gàgno (pron.: gàgnu). Si intende anzitutto un essere umano di giovane età, un cucciolo d’uomo! Chi di noi non lo è stato? E chi si sente ancora un po’ così? Quello che il poeta Giovanni Pascoli chiamava il fanciullino: un miraggio! Soprattutto mi vengono in mente le numerose marminelle che ho combinato io stesso quando ero un vivacissimo gàgno, facendo disperare i miei genitori!

La sua etimologia è antica, pare derivi dal latino medievale, con il termine ganeum (crapulone, persona dedita alle gozzoviglie), variante del classico ganeonem, con slittamento semantico nel senso di ‘bambino non ancora in grado di comprendere completamente’. Non è da escludere la radice espressiva GAG-, evolutasi poi anche in altre lingue come onomatopea di voce scherzosa. Se ci pensiamo, il verso di mugolare è chiamato ancora oggi in piemontese gagnolé.

Gàgno, poi, ha una serie di declinazioni, tutte curiosamente vezzeggiative: gagnin, gagneto, gagnuffo, gagnuflo e via dicendo. Quando un folto gruppo di ragazzini si raduna per far festa o per andare in gita dà vita a una gagnolerìa, una schiera! Gàgno, dunque, ha una storia antica e proprio per questo valorosa! Per Gàgno s’intende con tenerezza il bambino, il figlio, il nipote, ma anche qualcuno che si atteggia da uomo vissuto e invece si rivela un ingenuo ragazzotto, magari anche di bassa statura, ricordando così – né più, né meno – un bambino.

Paolo Tibaldi

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