Aspromiele preoccupato: L’inquinamento fa molto male alle api piemontesi

Aspromiele preoccupato: L’inquinamento fa molto male alle api piemontesi

L’INTERVISTA Parliamo con Marco Bergero, tecnico apistico e rappresentante della sezione cuneese di Aspromiele, l’associazione dei produttori.

Aspromiele preoccupato: L’inquinamento fa molto male alle api piemontesi 1Qual è la situazione in provincia di Cuneo relativamente alla salute delle api?

«Le api, negli ultimi anni, vivono un malessere causato da molti fattori che provocano perdita di famiglie e di produzione. La provincia di Cuneo non fa eccezione. Le cause del problema sono da ricercare nelle condizioni meteorologiche avverse – che creano disequilibri allo sviluppo delle piante – e nella disponibilità di nettare, con conseguenze per la bottinatura delle api e degli impollinatori. Altri fattori critici sono rappresentati dall’inquinamento ambientale, dalle molecole chimiche e infine dall’impoverimento estremo del pascolo disponibile. La concomitanza di questi fattori, insieme alla patologia più grave (varroa) compromette in modo significativo la salute degli alveari che, seppur non collassando, possono venire colpiti da malattie batteriche o fungine, che si manifestano per l’abbassamento delle difese immunitarie legate allo stress».

Che cosa dovrebbero fare gli agricoltori e i giardinieri per prevenire i danni da fitofarmaci?

«I più pericolosi sono gli insetticidi sistemici. L’azione più invasiva dei fitofarmaci avviene quando vengono impiegati durante le fioriture o in presenza di melata sulle foglie. Questo tipo d’intervento è vietato dalla legge. I trattamenti vanno eseguiti con cognizione di causa, sotto stretto contatto di un tecnico specializzato. Inoltre, gli agricoltori possono inerbire gli interfila e i terreni incolti con specie a interesse mellifero, piante che possono diventare una vera risorsa di pascolo per api e impollinatori tutti».

La produzione di miele l’anno scorso è crollata del 90 per cento. E oggi?

«La situazione è grave, ancor più della scorsa stagione, già considerata la peggiore. Le condizioni atmosferiche avverse sono iniziate a maggio durante la fioritura dell’acacia, penalizzando i raccolti in tutto il Piemonte; si sono protratte a giugno, con la mancanza della produzione di miele di montagna. I temporali violenti di questi giorni potrebbero aver danneggiato le fioriture in corso (soprattutto tiglio e castagno). Gli alveari hanno avuto la necessità di essere nutriti artificialmente per la loro sopravvivenza e non sono mancate situazioni di mortalità di colonie per fame. Infine, in molti casi, le famiglie hanno dovuto reagire e riprendersi da una primavera costellata da avvelenamenti subletali causati da trattamenti insetticidi».

Gianluigi Lentini: «Dopo i campi da calcio mi sono innamorato degli alveari»

Gianluigi Lentini è un ben noto ex calciatore, classe 1969. Cresciuto nel Torino e affermatosi negli anni Aspromiele preoccupato: L’inquinamento fa molto male alle api piemontesi 2Novanta, passò poi al Milan di Silvio Berlusconi. Oggi, insieme all’amico apicoltore Giovanni Murano, guida la società agricola Gigi Lentini, con il marchio Mieli Lentini. Il punto vendita dell’azienda si trova a Carmagnola come gli alveari, che vengono continuamente spostati nel territorio cittadino, ma pure nell’Astigiano e nelle aree montane, per migliorare il prodotto.

Negli ultimi mesi Mieli Lentini ha collaborato anche con l’associazione Angeli di Ninfa, che sostiene e accompagna i ragazzi autistici nel loro percorso riabilitativo e terapeutico. Abbiamo incontrato per Gazzetta l’ex calciatore.

Lei era un campione conosciuto a livello nazionale. Com’è transitato al mondo delle api, Lentini?

«Il calciatore lo fai perché sei innamorato del pallone e del piacere di correre sul campo. Il calcio giocato è quello che mi teneva legato allo sport. Da quando non posso più militare in una squadra, tutto è cambiato. Oggi amo seguire il calcio in televisione, come uno spettatore. Ma la vita è lunga e ci sono molte cose da imparare, molte attività inedite da scoprire. Un giorno, mentre giocavo nella mia sala da biliardo, incontrai l’amico Giovanni Murano e iniziammo a parlare di api e arnie. Una conversazione tira l’altra, fino a quando mi scoprii affascinato dal mondo degli alveari. Così iniziò l’avventura Mieli Lentini. Scoprii un mondo diverso da quello del calcio: mentre sul campo tutto dipende da te, dalla tua forma fisica e psicologica, nel mercato del miele molte cose e situazioni non le puoi controllare».

Una di queste potrebbe essere il cambiamento climatico, che danneggia la salute delle api?

«La mutevolezza del clima non aiuta la stabilità degli insetti, che devono essere aiutati da noi, gli apicoltori, altrimenti non ce la potrebbero davvero fare a superare la stagione. Inoltre, è vero che anche l’utilizzo massiccio di fitofarmaci – come il diserbante – nei campi vicini alle zone in cui sono posizionati gli alveari rischia d’incidere molto negativamente sullo stato di salute delle popolazioni di api. Noi apicoltori in questo periodo storico siamo i custodi delle api: è nostro compito proteggerle».

Come avete fronteggiato l’emergenza sanitaria da Covid-19? La vostra attività ne ha risentito?

«Le vendite sono state condizionate dal periodo di lockdown, così come la produzione ha subito contrazioni. Questo ha innescato anche fenomeni problematici, tanto che molti distributori si sono rivolti a produttori esteri. È necessario prestare più attenzione all’etichetta quando si acquista il miele nei supermercati, per essere sicuri di avere in mano prodotti italiani. Purtroppo, il consumatore presta sovente attenzione soltanto al prezzo».

m.d.

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