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Cara, vecchia Europa. Proiezioni demografiche verso il 2070

Italia, sorvegliata speciale nell’Unione europea? 2

BRUXELLES In questi i giorni – e durerà ancora qualche tempo –  nell’Unione europea lo strumento più usato è la calcolatrice per misurare le risorse di cui dotare il Piano per la ripresa, come reperirle e come ridistribuirle; ma  altri numeri non meno importanti sono sul tavolo dei responsabili Ue per valutare le prospettive future di vita degli abitanti europei. È quanto reso noto il 17 giugno in un rapporto della Commissione europea sulle “Conseguenze dell’evoluzione demografica”, sottoposto all’attenzione delle altre istituzioni comunitarie e sulla quale farebbero bene a riflettere anche i cittadini d’Europa, giovani e anziani nell’ordine.

Analisi del presente – l’anno di riferimento è il 2019 – e proiezioni del futuro, che si spingono fino al 2070, raccontano che la popolazione dell’Europa si ridurrà di due terzi: nel 1960 rappresentavamo il 12% della popolazione mondiale, nel 2070 scenderemo al 4%, quando gli abitanti in Africa saranno sei volte tanto.

Cara, vecchia Europa. I dati democratici dicono che la popolazione si ridurrà
Le prospettiva sulla struttura della popolazione per classe di età

Altri numeri raccontano di una speranza di vita alla nascita più lunga (oggi 78,2 anni per gli uomini e 83,7; chi nascerà in Europa nel 2070 vivrà fino a 86 anni se uomo, 90 se donna), di una caduta delle nascite (con 1,55 bambino per donna, quando per mantenere costante il tasso di popolazione la percentuale dovrebbe salire a 2,1) , di una popolazione invecchiata, con famiglie meno numerose e di una Europa più “mobile” per i flussi migratori. Nei due sensi: nel 2018, sono entrate nei 27 Paesi Ue 2,4 milioni di persone, mentre 1,1 milione sono emigrate in Paesi non-Ue e questo senza contare i movimenti interni all’Unione   (1,4 milioni di persone si è trasferito nel 2018 da un Paese a un altro dell’Ue).

Sono numeri e prospettive gravidi di conseguenze per il futuro dell’Europa, tanto per il suo mercato del lavoro che per le tutele sanitarie, in particolare quelle di lunga durata, per una popolazione in costante prolungamento di vita, con una incontestabile incidenza sui conti pubblici degli Stati e importanti conseguenze geopolitiche per l’Europa nel mondo.

Il Rapporto misura anche le prospettive nazionali alla scadenza del 2070. Per quanto riguarda l’Italia, essa fa parte di un numeroso gruppo di Paesi – in particolare dell’Europa centro-orientale –  che vedranno declinare la loro popolazione, mentre altri registreranno una debole crescita – tra gli altri Danimarca, Irlanda e Svezia – e altri ancora, dopo una crescita iniziale, vedranno ridursi la loro popolazione, come nel caso di Spagna, Francia, Germania, Olanda, Austria e altri.

Lunga sarebbe la lista degli impatti di questi numeri, oltre quelli già citati: come quelli sulla qualità della vita, le infrastrutture e l’accesso ai servizi. È il caso – manifestatosi con grande evidenza nel corso del distanziamento fisico a causa della pandemia da Covid-19 – della connettività numerica per le dinamiche dello sviluppo futuro delle nostre regioni, tra l’altro per colmare il divario tra zone urbane e zone rurali, dove l’Italia registra ritardi importanti rispetto alla media europea.

C’erano una volta la Svezia e il Parlamento europeo
Franco Chittolina, sociologo, ha lavorato per 25 anni nelle istituzioni europee

Il rapporto conclude sulla “Geopolitica mondiale: l’Europa nel mondo”, costatando che se non siamo il solo continente che invecchia, abbiamo però l’età media più alta nel mondo, mentre anche la popolazione africana invecchierà ma restando il più giovane continente di qui al 2070.

Negli anni passati abbiamo spesso dichiarato che “un altro mondo è possibile”, adesso possiamo aggiungere che ne farà parte un’altra Europa, ridimensionata nei numeri, speriamo non nei suoi valori.

 Franco Chittolina

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