Cultura: persi 45 milioni d’incassi e duemila invisibili sono senza sussidio

I DANNI DEL VIRUS La cultura è prima vittima dello stato di allerta sanitaria: musei, cinema, musica dal vivo, biblioteche, teatro. Secondo il rapporto dell’Osservatorio culturale del Piemonte, solo tra il 24 febbraio e il 3 aprile nel comparto si stimano perdite economiche per venti milioni. Solo un terzo delle persone impiegate ha avuto accesso agli ammortizzatori sociali e alle misure di sostegno al reddito previste dal decreto Cura Italia. E soprattutto, sono circa duemila gli invisibili, i lavoratori che non hanno ricevuto alcun sussidio. Analizzando i dati nel dettaglio, nella provincia di Cuneo, dal 2 marzo al 3 aprile gli incassi mancati sono ammontati a quasi mezzo milione per l’annullamento di 264 spettacoli e 544 attività con le scuole. Erano anche stati prenotati 1.420 biglietti, poi non utilizzati dagli utenti. Sono invece trentamila gli ingressi mancati nei musei.

L’Osservatorio ha coinvolto oltre seicento organizzazioni in un sondaggio: quasi tutti gli enti e le associazioni del mondo del cinema, dei musei e dello spettacolo. Meno numerosi i partecipanti al questionario provenienti dall’industria culturale creativa: è presumibile che i dati definitivi siano ben più gravi delle apparenze. Nel complesso, nel primo semestre del 2020 le entrate mancanti per i settori dello spettacolo dal vivo, cinema e musei del Piemonte potrebbero collocarsi tra i 45 e i 47 milioni.
Per fronteggiare questa difficoltà il 64 per cento dei soggetti ha avviato iniziative, progettato o ideato contenuti per la fruizione digitale dei propri prodotti.

In Piemonte persi 45 milioni d’incassi e duemila invisibili sono senza sussidio
Luca Dal Pozzolo, direttore dell’Osservatorio culturale del Piemonte.

Secondo Luca Dal Pozzolo, direttore dell’Osservatorio, «quelle che abbiamo formulato rappresentano stime di perdite nette, incassi mancati e soldi che vengono meno al sistema culturale. Per fare un’analogia con un terremoto, un conto è censire gli edifici crollati, un altro valutare i danni. In questo momento stiamo rilevando i crolli, i soldi mancanti al sistema; più in là ci impegneremo in una visione complessiva sugli impatti economici».

E poi ci sono le storie dei singoli: Dario ha 29 anni, vive ad Alba e lavora nel mondo della cultura: «Una delle mie principali entrate è legata all’organizzazione di eventi musicali e culturali – presentazioni di film, libri, mostre d’arte. Lavoro nel piccolo, nei locali meno conosciuti e nei pub: cerco di creare bellezza fuori dai riflettori». Dario pratica quella che chiama «resistenza artistica».

«Sovente tratto temi ambientali, di giustizia economica, contenuti antirazzisti e antifascisti». L’emergenza sanitaria l’ha fermato: «Non ho tutele. Prima guadagnavo per sopravvivere, oggi sono a rischio. Penso che il nostro lavoro sia prezioso perché protegge un fuoco sacro. Per ora la mia famiglia mi sostiene. In futuro, chissà. Non escludo di dover riprogettare la mia vita in modo radicale».

m.d.

«Potremo raggiungere un nuovo equilibrio»

L’INTERVISTA Luca Dal Pozzolo – classe 1956, fondatore della fondazione Fitzcarraldo, professore all’Università di Bologna e al Politecnico di Torino – è il presidente dell’Osservatorio culturale piemontese.

È un mondo che ha speranze di guarire presto?

«Ora studiamo come impostare i percorsi di recupero del danno generato in questi mesi: le capienze e le potenzialità delle strutture sono molto ridotte a causa delle norme di contenimento del contagio. Pensiamo alle biblioteche: quando una persona tocca un libro bisognerebbe mettere l’oggetto in quarantena, in un locale a parte, per 14 giorni. Sono condizioni non sostenibili. Stiamo esaminando modalità adeguate per risolvere questo tipo di complicazioni».

Possiamo presumere un ritorno alla normalità?

«I grandi musei conosceranno una drastica riduzione, così come gli spettacoli dal vivo (rimandati alla primavera 2021), i concerti, il Salone del libro. Non penso potrà esserci un ritorno alla normalità di prima. Piuttosto, potremo raggiungere un nuovo equilibrio che consentirà migliori adattamenti. Nel turismo sono previsti due anni di sconvolgimento: sarà necessario ripensare le radici stesse del modello di business».

Qualche impresa potrebbe non sopravvivere.

«Le piccole organizzazioni riescono a tirare avanti con maggiore facilità grazie alla flessibilità; gli attori di grandi dimensioni (pensiamo al teatro Regio di Torino) potranno resistere grazie alla struttura solida. Le entità culturali di medie dimensioni sono più a rischio».

Il Cuneese come si colloca in questo contesto?

«La Granda possiede risorse per fare quadrato e difendere le istituzioni culturali esistenti. Penso anche al ruolo della robusta fondazione bancaria – la Crc – che opera entro i confini provinciali. Un ruolo importante sarà giocato dai flussi turistici. Sarà necessario riscoprire il turismo di prossimità, gli spostamenti a corto raggio, nella propria regione. Gli arrivi da altre nazioni subiranno inevitabilmente contrazioni rilevanti e dovremo reinventare i modi di fruizione della cultura».

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