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Dopo il lockdown, crolla la vendita della salsiccia di Bra

Dopo il lockdown, crolla la vendita della salsiccia di Bra

COMMERCIO «La nostra salsiccia si consuma essenzialmente cruda. Magari per accompagnare un aperitivo con gli amici o come antipasto di una cena familiare. Riti, questi, che il Covid-19 ha quasi cancellato. Le chiusure dei bar e dei ristoranti, la gente bloccata in casa, gli spostamenti tra le regioni ancora impossibili, hanno contribuito in modo determinante al crollo dei consumi di questo prezioso insaccato». Tommaso “Masino” Testa, macellaio con negozio di fronte ai giardini di piazza Roma, è anche il presidente del Consorzio di tutela della salsiccia di Bra, il famoso insaccato che si produce con carne bovina, solo nella città della Zizzola.

Celebrata ben oltre i confini in cui nasce, alla salsiccia si sono dedicati festival – l’ultimo dei quali, Bra’s, è stato un grande successo – mostre, tavole rotonde; per valorizzarla al meglio è nata anche una confraternita, che si occupa appunto di promozione.

Aggiunge Masino Testa: «Il nostro comparto ha sempre lavorato durante la pandemia, ma il calo di clientela è stato evidente per tutti. A questo, purtroppo, dobbiamo anche aggiungere che le persone hanno sempre meno disponibilità di denaro. Quindi, cominciano a razionare gli acquisti. Il fatto poi di non potersi spostare da una regione all’altra, ci ha privati di molti turisti. Insomma, al momento, siamo al 50 per cento delle vendite ordinarie».

Conclude il gran maestro della Confraternita della salsiccia, Giacomo Berrino: «Avevamo in programma la nostra assemblea con la successiva cena sociale, ma al momento è saltato tutto. Attendiamo di ricevere conferma dell’invito che ci ha fatto Simone Sampò, presidente della Lumacheria italiana di Cherasco, che intende organizzare un evento gastronomico nell’autunno, per valorizzare, oltre alle lumache, il porro di Cervere, la salsiccia di Bra e il tartufo d’Alba».

v.m.

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