L’omino di Immuni entra nei telefonini degli italiani

TRACCIAMENTO Da oggi, lunedì 15 giugno, Immuni, l’applicazione italiana per il tracciamento del contagio da coronavirus è attiva per tutto il Paese, dopo la sperimentazione avvenuta in alcune regioni.

Immuni ha come logo un omino in un cerchio blu. Con il primo utilizzo l’App controlla che il telefono sia in grado di comunicare con i dispositivi vicini e invita a installare dalla Rete gli aggiornamenti necessari. Prima di iniziare l’applicazione richiede di attivare le notifiche di esposizione al Covid-19 e anche il Bluetooth, guidando l’utente con una serie di schermate informative.

L’omino di Immuni entra nei telefonini degli italiani
Alcune schermate dell’App Immuni

Una volta pronta a partire, Immuni chiede l’inserimento di alcuni dati, tra cui la zona di provenienza e informazioni epidemiologiche per ricostruire l’esposizione (o meno) al coronavirus. Durante il funzionamento l’App associa a ogni telefono un codice casuale e anonimo; i telefoni che si avvicinano nell’arco di pochi metri scambiano i rispettivi codici e Immuni procede a una serie di confronti per determinare l’eventuale contatto con persone positive al virus. In caso positivo l’utente viene avvertito con un avviso sul display e propone una procedura che, a seconda dell’intensità del contatto con persone infette, va dal consiglio di rispettare le misure di distanziamento a quello di contattare il proprio medico, specie se si manifestano sintomi quali febbre, tosse, affaticamento, difficoltà respiratoria e perdita di gusto o di olfatto.

Un’ulteriore sezione di Immuni consente a chi è stato positivo al Covid-19 di abbinare il proprio cellulare al server nazionale che gestirà le informazioni sugli infetti; per questa procedura è necessaria l’assistenza di un operatore sanitario autorizzato, ma i dettagli non sono ancora noti, come non si conosce la struttura e la gestione del cervellone che gestirà i dati.

«Immuni non ha accesso ad alcun dato di geolocalizzazione», lo ribadiscono gli sviluppatori di Bending spoons, azienda che ha realizzato il software. «Sugli smartphone Android, a causa di una limitazione del sistema operativo, il servizio di geolocalizzazione deve essere abilitato per permettere al sistema di notifiche di esposizione di Google di cercare segnali Bluetooth low energy e salvare i codici casuali degli smartphone degli utenti che si trovano lì vicino. Tuttavia, come si può vedere dalla lista di permessi richiesti da Immuni, l’App non è autorizzata ad accedere ad alcun dato di geolocalizzazione e non può quindi sapere dove si trova l’utente».

Sempre in tema di privacy gli sviluppatori precisano che «l’invio di dati al server è limitato al minimo indispensabile affinché il Servizio sanitario nazionale possa gestire l’emergenza al meglio».

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