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L’ospitalità che porta una ventata di vita nuova

PENSIERO PER DOMENICA – XIII TEMPO ORDINARIO – 28 GIUGNO

Nei mesi del lockdown non si poteva praticare l’accoglienza nemmeno con le persone care. Il lungo “digiuno” ha reso più acuto il desiderio di incontrare gli amici, di condividere con loro spazi belli di vita. Anche la Bibbia documenta momenti del genere: pensiamo, con riferimento alle letture della XIII domenica, all’accoglienza che riceve Eliseo (2Re 4,8-16) o alle indicazioni che Gesù dà ai futuri discepoli-missionari (Mt 10,37-42), che peraltro sono lo specchio della sua vita.

L’ospitalità che porta una ventata di vita nuova
Accogliere porta novità, apre al futuro. È il messaggio che ci viene dalla coppia facoltosa che accoglie e, ripetutamente, offre ospitalità a Eliseo: due persone rassegnate al tran tran di una vita ormai piatta. Potevano accontentarsi della tranquillità garantita dalla loro condizione economica. Ma quando accolgono in casa il profeta sentono che la loro vita acquista una valenza nuova, che si rigenera. L’arrivo di un figlio ormai insperato sarà il suggello di questa novità: una ventata di risurrezione che irrompe nel quotidiano e dà un senso alla casa, alla relazione, al lavoro, alla fatica, a tutta la vita.

Ci sono varie forme di accoglienza. C’è innanzitutto l’accoglienza delicata e spontanea del povero che ne ha bisogno per sopravvivere. Nel passato era lasciata all’iniziativa individuale. Continua a essere valida oggi, per chi se la sente ed è in condizione di praticarla. Ma la carità cristiana ha attivato la fantasia e nel corso dei secoli ha dato vita ad ambienti e istituzioni che hanno garantito un tetto e un piatto di cibo a milioni di disperati. Offrire il proprio aiuto personale o economico è un modo concreto e sicuro di vivere le indicazioni di Gesù che ha sancito il dovere dell’accoglienza, lasciando a noi lo stabilire le modalità con cui praticarla.

Il Vangelo parla anche di un altro tipo di accoglienza: motivata non dalla condizione economica, ma dal fatto che alcune persone racchiudono in sé una particolare somiglianza con Gesù: i profeti, i giusti e i piccoli. Questo ci aiuta a ricordare che anche Gesù ha beneficiato di simile accoglienza. In tanti momenti della sua vita itinerante egli ha trovato ospitalità: in casa di amici come Lazzaro o di anonimi abitanti dei villaggi della Palestina. Bellissimo e consolante il richiamo finale: la carità non è un lusso dei benestanti ma un gesto alla portata di tutti, almeno alle nostre latitudini: «Chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli… non perderà la sua ricompensa».

Lidia e Battista Galvagno

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