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Burdese (Slow food): «Cheese è stato messo in mezzo ma non c’entra nulla»

Cheese 2017. Foto di repertorio
Cheese 2017. Foto di repertorio

BRA «Slow food non c’entra niente con la ‘Ndrangheta, lo hanno detto anche gli investigatori, durante la conferenza stampa di ieri». Roberto Burdese, membro del comitato internazionale dell’associazione rispedisce al mittente ogni accostamento fra la manifestazione Cheese, organizzata dal sodalizio di Carlo Petrini e la cosca cittadina dei fratelli Luppino, al centro dell’indagine della Direzione distrettuale antimafia, da ieri su tutti i media.

Sulle presunte pressioni mafiose per pilotare l’assegnazione degli stand dell’evento precisa: «I nostri espositori vengono selezionati in base a precisi criteri: se qualcosa non ci convince approfondiamo con elementi raccolti in loco, ma se non ci sono i requisiti non li ammettiamo nemmeno se è Petrini a chiedercelo». E aggiunge: «Gli spazi di Cheese vengono allestiti in base al numero di produttori di qualità selezionati e non viceversa».

In merito alle intercettazioni, nelle quali gli arrestati sostenevano di poter avere influenza sull’evento, commenta: «Non mi stupirei se fossero tutte millanterie». Attorno a Cheese, tuttavia, gravita un microcosmo di attività commerciali fuori dal campo d’azione di Slow food: «Ci sono gli abusivi», riprende Burdese. «Gli esercizi di Bra hanno uno spazio garantito e, da quanto ho letto questi signori, gestivano un bar. Infine ci sono i negozi temporanei affittati da chi ha proprietà in città. Tutto questo non riguarda noi: Cheese è stato messo in primo piano ma non c’entra nulla».

Davide Gallesio

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