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La Caritas: «Crescono molto i nuovi poveri dopo il lockdown»

Durante il lockdown, 125 nuclei familiari si sono indirizzati alla Cittadella della carità per ottenere il pacco della spesa

La Caritas: «Crescono molto i nuovi poveri dopo il lockdown»

SOLIDARIETÀ Ormai, anche se in ordine sparso, tutte le Regioni italiane hanno avviato la Fase 3. La quale, secondo le intenzioni espresse dal capo del Governo Giuseppe Conte e dal ministro della salute Roberto Speranza, dovrebbe sancire l’uscita dall’emergenza sanitaria, rappresentando al contempo un importante punto di ripartenza e ricostruzione economica del Paese. Nei documenti governativi si legge che durante questa fase si potrà tornare a una vita normale e a una completa ripresa di tutte le attività del tessuto economico; inoltre cadono le misure di distanziamento sociale, mettendo la parola fine all’incubo che la nazione sta vivendo da mesi.

Una cosa è certa: le prime due fasi hanno certamente lasciato sul campo un incremento di povertà, riducendo il potere d’acquisto di numerose famiglie. Tanto che, durante il lockdown, sono stati centinaia i nuclei braidesi che si sono rivolti alla Cittadella della carità – gestita nei locali della parrocchia di San Giovanni dalla Caritas interparrocchiale – per avere il pacco spesa.

Analizzando i dati di questi mesi, si nota come siano stati distribuiti mille pacchi spesa, consegnati a domicilio su richiesta dei servizi sociali: in pratica, a 125 nuclei familiari sono state recapitate 8 spese, nel periodo che è andato da inizio aprile fino alla fine di maggio.

Sono invece 413 i nuclei familiari che accedono all’emporio solidale, 33 dei quali nuovi (presentatisi nel momento dell’emergenza Covid-19), effettuando – da marzo a oggi – 4.130 spese.

Anche la mensa dell’incontro ha sempre soddisfatto i suoi “clienti”, distribuendo mille pasti nei mesi dell’emergenza Covid-19 (da marzo a oggi) in modalità take-away. Claudia Alessandri, giovane e dinamica direttrice della Caritas, commenta: «Abbiamo la chiara percezione che si sia venuta a creare una vera emergenza sociale, che va al di là delle risultanze sanitarie e che impegnerà i nostri servizi, come quelli pubblici, per parecchi mesi». Poi aggiunge: «Una situazione che andrà necessariamente a modificare il sistema di welfare, più ancora che le modalità di erogazione dei servizi e di gestione delle attività. I passi che siamo chiamati a compiere e che stiamo compiendo in questo periodo vanno già nella prospettiva di un cambiamento strutturale e non solo di un aggiustamento operativo».

Aggiungono i suoi collaboratori: «Avviata la cosiddetta Fase 3, iniziamo sempre più a riscontrare necessità che investono soggetti diversi da quelli serviti durante il lockdown, alcuni dei quali già colpiti da fragilità, altri da considerarsi “nuovi poveri”. Infatti nuove persone suonano alle nostre porte, chiedendo di accedere alla rete: gran parte delle soluzioni temporanee assunte in regime di emergenza iniziano a mostrare le loro carenze. La sfida è strutturale e richiede un accompagnamento attento alle tante situazioni di nuove povertà che questo periodo ha fatto emergere».

Valter Manzone

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