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Per il nostro fiume Tanaro si sta facendo ancora poco

Per il nostro fiume Tanaro si sta facendo ancora poco

AMBIENTE Tanaro: un tesoro da salvare. Così si intitolava il numero unico pubblicato da Gazzetta d’Alba a gennaio 2019, un’inchiesta interamente dedicata al fiume, uno dei protagonisti naturali del territorio, da troppo tempo dimenticato e tagliato fuori dai circuiti turistici e di fruizione. A un anno e mezzo di distanza, poco è cambiato nell’approccio al fiume da parte delle istituzioni. Dall’altro lato, a non essere cambiata è anche l’attenzione delle persone nei confronti del tema.

Per esempio, c’è chi sui social network lamenta la scarsa manutenzione del parco del Tanaro, con sentieri invasi dall’erba, che potrebbero diventare una preziosa risorsa in un’estate in cui è fondamentale evitare gli assembramenti. Eppure, ci sono sempre più appassionati di sport all’aria aperta, ma anche famiglie e giovani, che frequentano il tratto di pista ciclabile che collega Alba al ponte di Pollenzo, a piedi o in bicicletta. E c’è chi trascorre la domenica al sole, alla spiaggetta dei cristalli di Verduno.

Esempi che dimostrano la volontà delle persone di tornare a vivere il fiume, in contrasto con la mancata concretizzazione dei progetti avanzati negli anni. Ma, come avevamo segnalato con la nostra inchiesta, ci sono realtà e associazioni da sempre in prima linea sul tema, per mantenere alta l’attenzione nei confronti del Tanaro, con nuove iniziative a favore del territorio.

Tra queste, c’è la Fiab Salinbici Alba, la Federazione italiana ambiente e bicicletta. Elisabetta Brovia fa parte del gruppo albese e frequenta abitualmente le sponde del fiume a bordo della sua bicicletta: «Dal punto di vista degli sport all’aria aperta, le sponde del Tanaro sono davvero un tesoro per la nostra area, soprattutto in questo momento storico, in cui si cerca di più il contatto con la natura. Da sempre, le piste segnalate lungo il fiume sono frequentate da appassionati di sport, famiglie e gruppi di persone».

Continua Brovia: «I problemi sono sempre gli stessi: la poca manutenzione, una segnaletica non sempre chiara, l’assenza di punti di sosta o semplicemente di cestini per la spazzatura, che si contano sulle dita di una mano nei tratti più frequentati e che in altri tratti sono del tutto assenti. Ed è un peccato, se si pensa che la ciclabile del Tanaro è segnalata sulla rete regionale e che potrebbe davvero diventare un punto di riferimento per il territorio». È sufficiente consultare il portale Bicitalia, che riunisce tutte le reti tracciate da nord a sud del Paese, per scoprire i 24,5 chilometri di ciclabile che collegano il ponte di Neive con il ponte di Pollenzo, passando per Alba e Verduno. Peccato che, dal 2016, la pista sia dimezzata e frequentabile soltanto nel tratto che da Alba va verso Pollenzo. «Dopo l’alluvione del 2016, il tragitto verso Neive è franato in più punti e non è più percorribile in sicurezza. Sono passati ormai quattro anni e non sono stati previsti interventi di alcun tipo: abitualmente incontriamo cittadini o turisti che, non a conoscenza del problema, si imbattono in un percorso non più fruibile», prosegue Brovia.

E le potenzialità sprecate sono ancora maggiori, se si pensa che, attraverso una serie di strade già esistenti, da Neive si potrebbe proseguire fino ad Asti, sempre costeggiando il fiume, strade che diventerebbero davvero l’anello di collegamento tra le colline Unesco.

Francesca Pinaffo

 

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