«Se, invece di discutere, si litiga, si perde sempre in due»

«Se, invece di discutere, si litiga, si perde sempre in due»

L’INTERVISTA Parliamo con Maria Grazia Ciofani, una psicologa e psicoterapeuta di Alba.

Che cos’è la rabbia e perché è un’emozione importante, Ciofani?

«La rabbia è la naturale manifestazione in certe situazioni, laddove si evidenzia un ostacolo. La rabbia funzionale è la determinazione nel superarlo, il saper scegliere tra più opzioni per raggiungere l’obiettivo. È disfunzionale invece quella di chi spreca molte energie, magari sbraitando o entrando in un estenuante quanto sterile braccio di ferro, senza raggiungere alcun obiettivo. Già a sette-nove mesi il bambino inizia a esprime la rabbia, reagisce alla separazione da chi si cura di lui con la risposta di “protesta”. L’aggressività, invece, deriva dal latino adgredior, che significa “andare verso” e può essere intesa come energia che muove la persona verso una meta, un oggetto, un’altra persona. Ogni “aggressione” ha alla base un “movimento verso”, non “contro”: occorre distinguere un atto di aggressione con l’intenzione d’infliggere dolore da un’aggressività strumentale, intesa come forza necessaria e al servizio della persona nel suo rapporto con il mondo esterno, una spinta indispensabile che consente un atteggiamento attivo di fronte al reale, un mezzo per superare gli ostacoli».

Perché in questo momento storico le persone sono così arrabbiate?

«Non esiste più nulla di naturale per l’essere umano: quindi non dovrebbe sorprendere se sempre più persone si ammalano o sono arrabbiate. Come se, al nostro modo di vivere insano, innaturale, imprigionato, avessimo reagito deviando l’energia creativa, attiva, in distruttiva, reattiva. A chi fa bene sentirsi un criceto nella ruota, prigioniero, non libero rispetto alla propria vita? Dalla psicologia sociale sappiamo molte cose, per esempio che oggi più che in altri momenti storici l’essere umano ha perso la capacità di contestare, perché riesce a giustificare tutto. Come scrive H. Zinn (2002), «la ribellione è solo una reazione occasionale alla sofferenza nella storia umana: abbiamo molti più esempi di sottomissione all’autorità che di rivolta». In assenza di una mentalità di “rigetto del sistema” è improbabile che gli individui intraprendano azioni contro le fonti dello svantaggio».

Quali sono i modi migliori di gestire la rabbia?
«Imparare a comunicare i sentimenti verbalmente; essere consapevoli dei propri bisogni più autentici; soddisfare le esigenze sane attraverso un comportamento determinato e assertivo; imparare a conoscersi, individuando eventuali escalation di rabbia e sottraendosi tempestivamente dalle situazioni che la provocano. Tenere a mente la differenza tra il confliggere e il litigare: nell’ultimo caso viene meno l’attenzione sui contenuti e ci si attacca con l’obiettivo di prevaricare e uscire dal match con un vincitore e un vinto, quando si è in realtà soltanto due perdenti».

m.d.

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