Dal distanziamento dei ragazzi ai pantaloncini corti sul colle di Lys: è una questione di rispetto

Dal distanziamento dei ragazzi ai pantaloncini corti sul colle di Lys: è una questione di rispetto
Indossando la fascia tricolore, il sindaco rappresenta l’istituzione.

LETTERA AL GIORNALE La riflessione sul rispetto delle istituzioni, pubblicata sul numero del 30 giugno su Gazzetta, ci spinge a soffermarci su altri due episodi che coinvolgono personaggi della compagine amministrativa albese.

Il primo riguarda il non rispetto delle misure di sicurezza per il contenimento del Covid-19 in occasione di una visita alla sede della Famija albèisa da parte di un centro estivo albese. Non si tratta di una critica ai centri estivi organizzati dal Comune, anche con difficoltà, per i ragazzi di Alba. Il lavoro e l’impegno sono assolutamente encomiabili. È necessario però che si rispettino tutte le regole di sicurezza a tutela della salute dei bambini e dei ragazzi, nonché dei genitori che devono pretendere questo per i loro figli. Sono apparse sui social alcune foto che ritraggono un buon numero di bambini e adulti nel medesimo posto chiuso (la sede della Famija albèisa), tutti insieme, senza mascherina e senza distanziamento. Da biasimare è il modo di porsi in questo contesto del presidente del Consiglio di Alba e del presidente della Famija albèisa. La mascherina non è un optional, è sinonimo, oltre che di protezione, anche di rispetto dei cittadini, quei cittadini che compongono la comunità di Alba, di cui il Consiglio comunale è l’espressione massima. L’esempio quindi del presidente del Consiglio comunale albese non è trascurabile: non dare l’esempio è sintomo di poco rispetto per la città tutta.

Il secondo episodio riguarda la rappresentanza della città di Alba alla commemorazione dell’eccidio nazista presso il Colle del Lys. Cosa positiva è che quest’anno, rispetto all’anno scorso, almeno ci si è ricordati di partecipare, ma la modalità è stata quantomeno di cattivo gusto oltre che, di nuovo, di scarso rispetto dell’evento. Non si può pensare che a rappresentare la città di Alba, con tanto di gonfalone di una città medaglia d’oro, ci sia, oltre al presidente del Consiglio comunale, il rappresentante del sindaco, con tanto di fascia tricolore (che non è un gioco, ma è il simbolo di una istituzione), in pantaloncini corti, come se partecipasse a un’allegra scampagnata tra amici in montagna. Quel rappresentante, in quella situazione, è il sindaco di Alba! La riflessione è: ma questo ragazzo si è reso conto di rappresentare la città di Alba? Oppure è così scarso il rispetto per l’istituzione che neppure si è reso conto di come ci si deve comportare in una simile situazione dove si ricordano persone che hanno dato la loro vita per la nostra libertà? Il sindaco di Alba si è reso conto che in quel momento per commemorare un fatto storico tragico, ha mandato una persona che, nell’atteggiamento trascurato, non si può pensare che lo rappresentasse?

Il rispetto delle istituzioni presuppone la capacità etica di valutare gli eventi. Alba, città di storia, persone eccellenti e bellezza, non può continuare a presentarsi povera di senso sociale ed etico.

Luigi Cavallotto

Gentile Cavallotto, verrebbe da dire che l’abito non fa il monaco, ma aiuta. Se non dobbiamo irrigidirci sulle formalità e sulle apparenze esteriori, è anche vero che le regole aiutano a gestire al meglio una comunità civile, nei casi da lei citati, come nel caso descritto nella lettera sotto da Bonardi.

g.t.

Incarichi incompatibili per sindaci, assessori e consiglieri comunali?

Caro direttore, confesso che sono molto colpito dalle persone che riescono, nelle 24 ore giornaliere, a svolgere in maniera impeccabile il loro lavoro e dovere pubblico. Mi sorprende la dinamicità del presidente del Consiglio comunale, che oltre a essere un libero professionista, governa la macchina consiliare, è vicepresidente della Famija albèisa e ora vicepresidente della Fiera del tartufo. Incarichi che sicuramente impegnano il suo tempo libero a discapito della vita personale.

Io che ho molto tempo libero, essendo stato “scartato” dagli albesi nell’ultima tornata elettorale, mi sono detto che dovevo impegnarmi un po’ di più per il bene comune. Perché, essendo io nativo albese, non impegnarmi iscrivendomi alla Famija albèisa?

Ho deciso di andare a leggermi lo Statuto dell’ente, per verificare i requisiti richiesti. Per provata malafede oppure indegnità la Commissione accettazione rifiuta la domanda. In cuor mio penso di riuscire a superare questo scoglio.

Ma se ci fossero delle incompatibilità con il mio ruolo di ex consigliere comunale? L’articolo 3 dello Statuto recita: «La Famija albèisa non si interessa di politica. Ha un solo scopo: il bene di Alba e della Langa». Ma l’articolo 6, comma b, del Regolamento di attuazione dello Statuto cita: la carica di consigliere della Famija albèisa non è compatibile con la carica di sindaco, assessore, consigliere comunale della città di Alba, in quanto componente di un organo istituzionale come previsto dal titolo 20, capo 1°, articolo 19 dello Statuto del Comune di Alba, pubblicato sul Bollettino della Regione Piemonte del 20 gennaio 1992!

Da parte mia, per il momento, ho deciso di sospendere, in maniera unilaterale, la possibilità di richiedere l’iscrizione a questa associazione, con la speranza che tutto si possa risolvere per il meglio.

Pierangelo Bonardi

P.s. Ho letto il ricordo di un albese, Arturo il pescatore, che non si separava mai dalla sua canna da pesca. Arturo era una persona buona; sedeva sul gradino di un supermercato in centro con la sua bottiglia di birra, aveva una parola (in piemontese) per tutti; quando andavo a fare la spesa mi diceva di non stare a chiudere la bicicletta perché l’avrebbe guardata lui. Lo incontravo in viale Cherasca, dove abitava, al mattino presto e alla sera quando rientrava dalla sua scanzonata giornata. Che tu abbia potuto godere in pieno la tua vita “libera”.

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