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Giorgio Rolfo era un imprenditore che guardava al futuro

Giorgio Rolfio
Il compianto commendator Giorgio Rolfo accanto a una Fiat Balilla che rientra nel patrimonio storico appartenente alla carrozzeria braidese.

LUTTO Martedi 21 luglio con la scomparsa di Giorgio Rolfo Bra, ma anche il Piemonte, perde un baluardo della sua storia sociale e industriale.

Novantasette anni di costante impegno per lo sviluppo della sua azienda, per la crescita imprenditoriale e umana della sua amata famiglia, per la condivisone di un sogno con la moglie Rita che è stata al suo fianco prima nella vita familiare e di lavoro e poi negli ultimi istanti.

Pioniere nella trasformazione dei campi dell’Oltreferrovia in lungimiranti luoghi di lavoro, costruiti con campate visionarie, dove ancora oggi la Rolfo Spa prosegue in forma moderna le sue idee sempre d’avanguardia nel settore delle costruzioni industriali.

Un uomo vocato al domani, al futuro, alle nuove ed elettrizzanti idee, come è stata la costruzione di quel palazzo di corso IV novembre, dove da sempre ha abitato e impostato le sue strategie di imprenditore, che negli anni Settanta era un esempio di modernità. Come quei progetti sognati e mai realizzati della produzione degli elicotteri, che lo spinsero proprio a costruire capannoni come hangar. Un uomo lungimirante con un motto che ha trasmesso ai figli Renato, Dario e Roberto: «Fai come vuoi, ma sai come la penso».

Un imprenditore al comando per tanti anni dell’azienda di famiglia, che ha sempre saputo condividere, ognuno con il proprio ruolo, col fratello Bernardo.

Un imprenditore che ha saputo al momento opportuno cedere le redini ai figli che ne hanno imitato la tenacia e la capacità di essere leader per i propri collaboratori. Da sempre uomo impegnato su molti fronti, da quello politico a quello civile, un imprenditore curioso non solo tecnologicamente. Aveva quella capacità innata di farti la “radiografia” solamente col dialogo e dialogare con Giorgio Rolfo era veramente un piacere. Il mio ricordo personale è in quelle parole semplici ma cordiali: «Vieni a trovarmi quando vuoi, che mi fa piacere parlare con te». Come pure quel «Mi raccomando vai spesso a trovare Roberto, perché ne ha bisogno». Grazie, signor Giorgio, per quanto ha fatto per tanti suoi collaboratori, ma anche per i molti che hanno incrociato la sua strada.

Franco Burdese

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