Con Paolo Tibaldi scopriamo il significato del verbo piemontese “Slingué”

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Slingué: Fondere, Sciogliere, liquefare

Chi con gioia, chi con mestizia, si torna alle attività ordinarie. Approfittando della fine del mese più caldo dell’anno, propongo una parola che racconta la reazione tra le alte temperature estive e qualcosa di freddo: slingué.

Riferito a neve, ghiaggio, gelati, ghiaccioli, granite e quant’altro, indica la reazione di mutazione di una materia da uno stato solido a liquido, ossìa il liquefarsi. Quante volte si sentono genitori che ammoniscono i figli perché il gelato si sta sciogliendo e non lo stanno mangiando in tempo, prima che gli coli sulle mani o sui vestiti! E quante volte io stesso da piccolo, ostinato a prendere il cono, ho dovuto affrettarmi prima che fosse troppo tardi! È tanto comoda la coppetta! Niente da fare.

Il verbo presentato oggi è nella sua forma attiva, ma molto spesso viene presa in considerazione la forma riflessiva: slinguesse (sciogliersi, liquefarsi). Quest’ultimo caso viene pronunciato quando vi è eccesso di calore, ma la sensazione è quella che il proprio corpo si stia adagiando al suolo inerme, pronto a fondersi; oppure quando siamo particolarmente coinvolti da una persona e abbiamo a che fare con lei, ci sciogliamo perdendo il controllo emotivo a suo favore.

C’è un sinonimo di questa parola, utilizzato in una zona ben circoscritta del Piemonte, quella dei dintorni di Alba, appunto, dove il verbo sloé/slové ha il medesimo significato; mentre in tutto il resto della regione, quelle due stesse parole indicano la slogatura, dovuta alla lussazione di un’articolazione.

L’orgine di slingué, come molto spesso succede con il piemontese, va cercata proprio in quella lingua saggia e antica che è il latino; il termine verbale rappresentativo è  ex-liquare, che aveva già questo stesso significato; soltanto vi è l’aggiunta di quella n che giustifica il moto dell’azione di abbandonare o lasciare. Del resto anche la parola lenga (lingua) è riconducibile per assonanza: proprio presso quel muscolo del corpo si trova il liquido salivare.

Per fare un gioco di parola, anche questa è un’ennesima dimostrazione che non esistono lingue morte, ma soltanto cervelli in letargo.

Paolo Tibaldi

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