Scopriamo con Paolo Tibaldi il significato del termine piemontese “Anfëscum”

Bozza automatica 305

Anfëscum: Odore sgradevole, tendente al marcio, come le stoviglie mal lavate dopo averci sbattuto le uova.

 

    Se vi è capitato di provare ribrezzo per i bàbi della settimana passata, in questa, signore e signori, non si sarà affatto da meno. La parola di oggi va risultare sgradevole mediante il senso dell’olfatto e, immediatamente dopo, del gusto. Si tratta del noto sapore d’anfëscum. Badiamo, la pronuncia varia da zona a zona, per tutto il Piemonte; tanto è vero che qualcuno dirà fëscum, frëscum, arfëscum, anfrëscum, ranfëscum. Poco cambia, quando aleggia quell’olezzo, ci si capisce al volo, senza attendere troppo ai dettagli linguistici.

    Un odore sgradevole, che provoca immediata repulsione, il più delle volte percepito in bicchieri, scodelle, piatti, stoviglie mal lavate, dopo averci sbattuto le uova. L’odore persiste ricordando proprio quelle uova. Volendo escludere le stoviglie, l’uovo stesso, quando è barlaccio, marcio, in piemontese è chiamato ciocon, non vi dico la ripugnante invadenza olfattiva.

    Non sempre è colpa delle uova; basti sapere che il termine di oggi è applicato anche in ambito enoico: quando un vino è avariato perché sta in una botte troppo umida esternamente, emana un odore percepito come qualcosa di molto vicino al sudore animale. Quando un vino, poi, è di infima qualità, viene chiamato scum, desinenza dispregiativa e assonante con la parola di oggi. Portando allo stremo la fantasia, c’è chi descrive questa sensazione disgustosa come ‘odore di cane bagnato’ o addirittura ‘asino sudato’; come se il povero asino sudasse peggio degli altri animali.

    Per scavare nell’etimologia, è chiaramente d’obbligo sapere che la parola di oggi ha radice nel termine  fresco, dal germanico occidentale antico FRISK, “fresco”, usato dapprima in riferimento alla temperatura. Il termine piemontese è da accostare al fresco sgradevole, con trapasso semantico da “odore di pesce fresco”, confrontabile con un’altra accezione comunque evocativa “odore sgradevole, malodorante”, specie per le stoviglie mal lavate o il pesce fracido. Una parola assonante e spregevole vicina a quella di oggi è servajum, ossìa l’odore e sapore vero e proprio di animale selvatico.

Paolo Tibaldi

Banner Gazzetta d'Alba