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Dire Intercultura significa incontro col mondo intero

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GIOVANI In un mondo in cui non è mai stato così complesso viaggiare, c’è una realtà che sta progettando partenze per il prossimo anno, nel segno della crescita personale dei giovani e dell’incontro. Si tratta di Intercultura, l’associazione di volontariato senza scopo di lucro presente in 65 Paesi del mondo, nei diversi continenti. In Italia, è attiva in 161 città, grazie al lavoro di 5mila volontari. Fin dalla sua nascita, più di sessant’anni fa, organizza e finanzia scambi ed esperienze interculturali, con partenze di studenti italiani delle scuole superiori, che hanno la possibilità di vivere e studiare all’estero per alcuni mesi o un anno.

In questo momento, è on-line il bando per il 2020 e il 2021, rivolto ai ragazzi nati tra luglio 2003 e agosto 2006. L’iscrizione non è vincolante per la partecipazione, ma dev’essere effettuata entro il 10 novembre per poter partecipare alle selezioni. Tra le novità, spiccano l’anno scolastico in Grecia, oltre che le partenze per il Regno Unito, per tre mesi o un anno.

Per conoscere la realtà di Intercultura e le varie possibilità di soggiorni all’estero, sono in corso una serie di presentazioni dal vivo, nel pieno rispetto delle norme di sicurezza. Per il centro locale di Alba e Bra, attivo da diversi anni, il pomeriggio di presentazione è per sabato 24 ottobre, alle 16, all’Università di scienze gastronomiche di Pollenzo, in via Amedeo di Savoia numero 8. Per gli studenti e per i loro genitori, sarà l’occasione per conoscere i volontari del territorio, che organizzano e seguono il percorso dei ragazzi passo dopo passo. Parteciperanno anche diversi giovani che, negli ultimi anni, hanno vissuto l’esperienza di Intercultura, così da entrare nel vivo del programma. Verranno spiegate, inoltre, le modalità per accedere alle borse di studio istituite grazie al sostegno di Banco Azzoaglio, fondazione Crc e Compagnia di San Paolo.

Per ricevere maggiori informazioni, si può contattare il centro locale di Alba e Bra, chiamando al numero telefonico: 388-86.85.665.

Lucrezia: un anno in Nuova Zelanda per diventare più sicura, consapevole e pronta a mettersi in discussione

«Ho scelto di partire perché ero in un momento di crisi: avevo bisogno di risposte su me stessa. E devo dire che l’obiettivo è stato raggiunto in pieno».

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Lucrezia Bonardo, classe 2003, è una studentessa dell’ultimo anno del liceo scientifico Cocito di Alba. Il 18 luglio dell’anno scorso è partita per la Nuova Zelanda ed è tornata il 9 aprile di quest’anno, un mese prima del rientro previsto, a causa dell’emergenza sanitaria. Spiega Lucrezia: «Tra i vari Paesi tra cui potevo scegliere, non ho avuto dubbi sulla Nuova Zelanda: oltre a migliorare il mio inglese, da sempre sono una grande appassionata di natura e mi intrigava l’idea di vivere dall’altro lato del mondo, in uno Stato così interessante dal punto di vista ambientale».

Prima della partenza, è stato necessario fare fronte a diversi pensieri: «Un anno non è poco, soprattutto per una meta così poco conosciuta.

Ma, come insegnano i volontari di Intercultura, non bisogna basarsi sulle aspettative o avere preconcetti, perché in fin dei conti è un’esperienza unica». Una volta arrivata a destinazione, in una cittadina vicina a Wellington, Lucrezia ha trovato ad accoglierla «una famiglia stupenda, composta da mamma Rebecca e da un ragazzo di 14 anni, con due cani e un gatto: mi sono da subito sentita accolta, anche dagli altri parenti». E, durante il pranzo di Natale, Lucrezia ha ricambiato, stupendo tutti con il tiramisù italiano. «Parliamo di un Paese internazionale, in cui sono pochi i neozelandesi al cento per cento, ma c’è una grande commistione tra famiglie originarie dei diversi continenti», spiega ancora la ragazza. Anche a scuola, tutto è andato per il meglio: «Il sistema scolastico neozelandese è molto diverso da quello italiano: per gli ultimi anni delle superiori, si lascia agli studenti la possibilità di scegliere le materie che preferiscono, così da accompagnarli verso l’università, secondo le loro attitudini. Ci sono anche materie pratiche, come la lavorazione dei tessuti e dei metalli. Nel mio caso, ho puntato su quelle scientifiche, ma ho anche seguito il corso di educazione all’aperto, praticando sport come l’arrampicata e il kayak». Poi, Lucrezia è tornata ad Alba, la sua città: «Dopo quest’esperienza, mi sento cresciuta, più consapevole, meno stressata a scuola e soprattutto più pronta a mettermi in discussione nei rapporti coi coetanei: in altre parole, sono molto più serena e pronta per affrontare il futuro».

Marina è stata invece sei mesi a Crespo, in Argentina

Con il centro locale di Alba e Bra di Intercultura è partita anche Marina Galliano, che vive a Gottasecca e studia al liceo classico di Carcare. La sua destinazione è stata la città di Crespo, in Argentina, vicino a Paranà.

Spiega Marina: «Ho scelto di partire perché conosco ragazzi che hanno vissuto quest’esperienza prima di me e che si sono trovati molto bene: in un primo momento, avrei voluto restare un anno in Sud Africa; poi, in accordo con i miei genitori, ho deciso di spostarmi verso l’Argentina, per sei mesi: è un Paese che ha stretti legami con il Piemonte, visto che sono molte le persone che in passato sono emigrate in Sud America, e mi interessava questo aspetto». La famiglia argentina di Marina era molto numerosa: «Da subito, mi sono sentita accolta: mi hanno aiutata molto con la lingua, visto che non conoscevo nemmeno una parola di spagnolo e ho imparato tutto sul posto».

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A scuola, dal momento che in Argentina non esiste l’equivalente del liceo classico, Marina ha studiato comunicazione: «Con i compagni, mi sono trovata bene: Crespo è una città in cui soggiornano ragazzi provenienti dall’estero e l’ambiente è internazionale». Una volta tornata a Gottasecca, la nostalgia ha iniziato a farsi sentire per Marina, «ma allo stesso tempo devo dire, grazie a questa esperienza, di essere riuscita ad apprezzare la mia vita qui: per esempio, dopo sei mesi in una zona di pianura, mi sono stupita di fronte alle nostre colline e mi sono resa conto di quanto sono belle».

Francesca Pinaffo

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