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La novità del Vangelo? Amare l’uomo al pari di Dio

PENSIERO PER DOMENICA – XXX TEMPO ORDINARIO – 25 OTTOBRE

Un vero maestro sa fare sintesi: non ha bisogno di giri di parole per esprimere la sua idea. Gesù, predicatore itinerante che non ha lasciato nulla di scritto, è stato impareggiabile in questo esercizio. Dopo la lapidaria sentenza con cui ha chiuso il problematico rapporto tra il credente e il potere politico, ecco un’altra battuta fulminante per chiudere la discussione su quale fosse il primo tra i 613 precetti selezionati nella Scrittura dai dottori della Legge del suo tempo.

La novità del Vangelo? Amare l’uomo al pari di Dio
Gesù e i farisei, opera di Bernardino Luini (XVI secolo), Pinacoteca civica di Budrio. Nel Vangelo, scribi, farisei e dottori della Legge, insieme ai sadducei, sono gli interlocutori più critici nei confronti di Gesù, con le loro domande capziose per cercare di coglierlo in errore.

Un primo posto ex aequo è un evento raro, ma possibile nello sport. Gesù, interpellato da un fariseo su quale fosse il primo comandamento, cita, come un buon rabbino due versetti della Scrittura che prescrivono l’amore a Dio e al prossimo (Mt 22,34-40). Poi spiega che i due amori hanno pari dignità e importanza. Qui sta la novità. In tutte le grandi religioni il comandamento di amare Dio o di sottomettersi a lui è al primo posto. Nessuno, come Gesù, ha attribuito tanto valore e importanza all’amore al prossimo. Questa è la novità del Cristianesimo, rafforzata dalla testimonianza di vita di Gesù. Ma come può essere declinato questo amore? La risposta nelle altre due letture.

L’amore al prossimo consiste in gesti concreti (Es 22,20-26). Si esprime, ad esempio: come accoglienza e non sfruttamento del forestiero, come rispetto di chi è più debole – nella cultura e nelle condizioni di vita dell’epoca l’orfano e la vedova, spesso a rischio di sussistenza – come rifiuto di forme di sopraffazione ignobili tipo l’usura. Sono, a ben vedere, forme di mancanza di rispetto e di violenza tutt’altro che scomparse: ben presenti nella realtà di oggi, addirittura in crescita nei momenti di crisi. Quasi non passa giorno senza che i telegiornali documentino casi di violenza e sopraffazione: e noi sappiamo che questi casi sono soltanto la punta dell’iceberg.

L’amore nei confronti del prossimo si esprime anche in relazioni umane positive, come quelle che Paolo riuscì a realizzare con alcune delle comunità da lui fondate (1Ts 1,5-10). In questo caso, l’amore aveva portato a una relazione così profonda da configurarsi come una sorta di identificazione – «Siete diventati imitatori nostri e del Signore» – e di condivisione totale della missione di annuncio del Vangelo. L’amore fa crescere le persone, dà loro fiducia e le aiuta ad assumersi delle responsabilità. Succede in tutti gli ambienti in cui ci sono persone che aiutano altre a crescere: in famiglia, a scuola, nella comunità cristiana.
Lidia e Battista Galvagno

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