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Quattrocento minori nella povertà assoluta

Quattrocento minori nella povertà assoluta

EMERGENZA SOCIALE «Qualche giorno fa ho dovuto dire a mio figlio che non potevamo permetterci di acquistare un’auto nuova. Mi aveva chiesto perché la nostra vettura si rompesse sempre e fossimo continuamente costretti a portarla dal meccanico. Non sapevo cosa dire quando ho visto il suo viso triste. Ho cercato di spiegargli che l’importante è l’amore reciproco, non le cose materiali. Ma qualcosa in lui era corrucciato, raggomitolato in pensieri profondi. Si sentiva vulnerabile». Sono parole di Giulia, 33enne che vive ad Alba col marito e il piccolo Mattia di 4 anni.

«Il fatto è che la povertà incide sui livelli di stress della famiglia, sul clima di costante preoccupazione, e genera una sensazione di doversi sempre difendere dalla vita. Mio figlio, il giorno dopo la discussione, è stato a scuola vittima di un episodio di bullismo. In quel momento ho capito: la fragilità materiale può esporre agli agguati, rendere vulnerabili verso chi nel mondo ti vuole aggredire, manipolare, sfruttare».
L’attività dell’Emporio solidale di corso Piera Cillario – una struttura gestita dalla Caritas che distribuisce generi alimentari a persone in difficoltà – ha riguardato nell’ultimo anno un totale di 1.304 utenti, per un corrispettivo di 437 famiglie. Se consideriamo che una famiglia ha in media un minore a carico e che gli utenti dell’emporio presentano Isee inferiori ai 6mila euro, significa che in città esistono almeno 400 bambini in povertà assoluta. Una condizione che non si limita alla sfera materiale: l’indigenza espone al trauma, al sopruso, allo sfruttamento.

L’associazione Sos villaggi dei bambini, che opera in tutta Italia e tenta di fronteggiare questa piaga, ha fornito a Gazzetta una delle storie dei tanti bambini vulnerabili raccolte nel nuovo libro dal titolo In questo mondo storto (edito da Il Mulino).

Spiega il comitato scientifico dell’associazione: «Ci sono bambini che crescono in mondi storti. I genitori o la famiglia sono scomparsi, o vivono disagi estremi e non sono in grado di occuparsi dei figli. Oppure il bambino arriva, solo, da un Paese lontano. Di fatto anche in tenerissima età si ritrovano in condizioni in cui non si dovrebbe mai crescere, esposti a difficoltà e talvolta a violenze di ogni sorta. Ci sono traumi che può essere molto difficile superare, soprattutto quando colpiscono nei primissimi anni. Ci sono anche luoghi dove questi bambini hanno la possibilità di crescere, in case con altri bimbi, seguiti da educatori che li accompagnano fino alla maggiore età, aiutandoli a inserirsi nel mondo adulto ma anche a mantenere o recuperare, per quanto possibile, il rapporto con la famiglia di origine. Così nascono le storie presentate in questo libro. Tra centinaia ne abbiamo raccolte alcune, perché si sappia che è possibile sottrarsi a un mondo storto, che c’è speranza di non esserne travolti».

Matteo Viberti

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