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Silvia Allocco tra arte e fede, l’artista braidese che dipinge le chiese

Silvia Allocco tra arte e fede, l’artista braidese che dipinge le chiese 1

BRA Silvia Allocco è l’artista braidese che affresca le chiese, tra cui quella dei Salesiani a Bra e la cappella del nuovo ospedale di Verduno dedicata al beato Sebastiano Valfrè. La sua opera si estende un po’ in tutto il mondo: a San Paolo in Brasile, a Lima e a Torino Valdocco. Laurea di secondo livello in scenografia, all’Accademia albertina di belle arti di Torino, vive dallo scorso anno col marito Stefano a Corneliano. Classe 1987, scopre l’arte da adolescente, nell’oratorio salesiano di Bra, cimentandosi con le scenografie e i costumi per l’estate ragazzi. Da qui l’ispirazione di iscriversi all’Accademia. Dopo qualche stage e contratto al Teatro stabile e al Regio di Torino nel 2014 decide di mettersi in proprio e nasce Sogni & scarabocchi, attività poliedrica che la porta in pochi anni a dedicarsi ai lavori più svariati. Le sue opere spaziano dai dipinti 3D su pavimento ai murales in musei, locali e abitazioni, dalle illustrazioni per bambini agli inviti per matrimoni, dalle vetrine dei negozi fino all’arte sacra, attività prevalente degli ultimi anni.

Silvia Allocco tra arte e fede, l’artista braidese che dipinge le chiese

Qual è stato il suo percorso nell’arte sacra?

«Il primo slancio lo devo a un viaggio di nove mesi in Perù nel 2015 con l’operazione Mato Grosso, nel quale ho avuto la possibilità di realizzare i primi progetti di chiese e cappelle in collaborazione con la cooperativa Artesanos don Bosco di Tauca (Ancash).  Nello specifico il santuario Señor de la vida a Chimbote, la cappella dei Salesiani di Lima (progettazione di dipinti, vetrate, via crucis e arredi) e la cappella di Llapo, vicino a Tauca. Qui ho potuto dedicarmi per qualche mese all’insegnamento nelle scuole d’arte dell’operazione Mato Grosso. Le mie prime opere italiane sono state la chiesa dei Salesiani di Bra e un salone-cappella nell’istituto Agnelli di Torino. Lo scorso anno sono stata invitata a dipingere la chiesa di Santa Luzia, a San Paolo, in Brasile e l’adiacente cappella del Santissimo sacramento. Quest’anno ho invece realizzato a Torino la cappella della Vocazione nella casa salesiana Michele Rua, la cappella del Buon pastore nell’oratorio di Valdocco e un crocifisso ligneo per la cappella San Pietro, sotto la basilica di Maria Ausiliatrice. Il lavoro più recente è la cappella del nuovo ospedale di Verduno, svolta in questi ultimi mesi».

Come vive un’artista la fede mediante il lavoro dell’arte?

«Il mio mestiere è in parte, per necessità, un lavoro come tutti gli altri. C’è l’urgenza di produrre, di essere rapida, di guadagnare. Dall’altra non è, e non posso viverlo, come un’occupazione qualsiasi. Uno sguardo di fede mi porta a “unire i puntini” della mia vita e a vedere il percorso che Dio ha tracciato fino a oggi.  Riconosco di aver ricevuto tanti doni: non solo le capacità manuali ma anche tutto quello che mi ha aiutata ad arrivare qui. Le opportunità giuste nel momento giusto, la possibilità di formarmi, il supporto delle persone che mi amano, una graduale crescita della fiducia in me stessa, mi hanno permesso di superare sfide che all’inizio sembravano insormontabili e per le quali non mi sentivo all’altezza. Riconoscere tutti questi doni mi porta a essere grata a Dio che ha voluto costruire con me un percorso unico e originale. Questa gratitudine mi fa percepire il senso di responsabilità, la necessità di restituire, di dare il massimo, di vivere bene quel che mi è offerto e, spero il più possibile, di mettere le mie capacità al servizio di Dio e degli altri. Creare opere che non siano solo sfoggio di tecnica ed estetica o espressione di un mio soggettivo impulso artistico o emotivo del momento, ma che aiutino a pregare e ad entrare in comunione con Dio. Per fare questo la preghiera diventa il lievito del mio lavoro quotidiano. Cerco di dare spazio alla sua ispirazione affinché guidi le mie mani nella realizzazione di un’opera che parli di Lui e con cui in qualche modo il fedele possa “dialogare”. Dunque cerco di dare a ciascun lavoro un taglio diverso, un percorso tematico specifico, che sia attinente al luogo e rivolto alle persone che lo frequenteranno».

È stata scelta per dipingere la nuova cappella dell’ospedale: quali temi ha scelto?

«Sono molto onorata che i due cappellani, don Domenico Bertorello e Giorgio Fissore, mi abbiano chiesto di realizzarla nel nuovo ospedale, luogo importante per il territorio in cui ci troviamo. Inoltre è un ambiente particolare, diverso da quelli dei miei lavori precedenti. Chi entra in questa cappella sta spesso affrontando momenti difficili (o accompagnando qualcuno che soffre) e cerca più che mai conforto, consolazione, sostegno. Questo è ciò che ho voluto trasmettere con la mia opera. Ho scelto due citazioni di Isaia che mi hanno commossa profondamente: “Non temere, io sono con te”, “Perché tu sei prezioso ai miei occhi” (Is 41,10 e Is 43,4). È quello che immagino comunichi la figura del Cristo che accoglie il fedele quando entra. Con le braccia aperte sostiene il mondo, porta su di sé il peccato e le nostre sofferenze. Sulla sinistra, due pellegrini camminano su una strada che porta a Gesù, a simboleggiare il suo essere al nostro fianco lungo la via, ma anche il nostro farci prossimo agli altri, specie quando attraversano momenti di dolore. Sulla destra i “pascoli erbosi” e le “acque tranquille” a cui il Buon pastore ci invita per rigenerare i cuori. Sulla parete laterale vi è un’immagine di nostra Signora di Lourdes, salute degli infermi. Sul retro un’effigie del beato Sebastiano Valfrè, nativo di Verduno, raffigurato nell’atto di sostenere un malato. Accanto a lui le figure di santi e beati di questa zona (il Cottolengo, don Bosco, Giacomo Alberione) insieme a Madre Teresa, santa della carità per eccellenza. Infine, sopra le vetrate dell’ultima parete si trova la Via crucis, stilizzata, in cui tutte le stazioni sono collegate tra loro da un unico filo».

Lino Ferrero

 

 

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