Simona Colonna in anima, voce e col violoncello

INTERVISTA Il passato, il presente e un futuro di note ancora da comporre, ma già all’orizzonte: c’è tutta la musica di Simona Colonna nel suo nuovo disco Curima curima…, uscito la scorsa settimana. Violoncellista originaria di Baldissero, è nota a livello internazionale per il suo stile cantautorale che unisce suoni e parole, raccontando il territorio in cui è nata e le sue tradizioni, ma anche sentimenti e atmosfere che vanno al di là dei luoghi.

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Un lavoro, il nuovo disco, impreziosito dalla produzione artistica di Stefano Melone, che ha curato la poetica sonora di alcuni tra i più noti artisti italiani, da Ivano Fossati a Tosca, per citarne alcuni. Undici tracce registrate in presa diretta nello studio di registrazione di Melone a Pesaro, con al centro le parole e la voce dell’artista roerina, accompagnata dal suo inseparabile violoncello, Chisciotte. L’occasione per ascoltarle dal vivo è la presentazione in programma per giovedì 1° ottobre, alle ore 21, sul palco del teatro Sociale di Alba. «Un concerto per anima, voce e violoncello», come lo descrive Simona.

Come è nato il disco Curima curima…?

«Dal brano omonimo, che è anche la prima traccia del disco. A differenza di quanto si possa pensare dal titolo, si tratta di un pezzo pensato come un elogio alla lentezza, un invito a fermarsi di tanto in tanto e a ritrovare i piaceri più semplici della vita, che sono anche quelli più preziosi: dalla famiglia al tempo per sé stessi. A questo brano, se ne sono aggiunti altri: la soddisfazione più grande è stata incontrare nel mio percorso un artista come Stefano Melone, che ha deciso di produrre il disco e che ha compreso a pieno la mia essenza».

Se ripensa alla sua carriera musicale, quale fase sta vivendo?

«Il disco rappresenta molto bene ciò che sono in questo momento, dal punto di vista artistico. Tra le undici tracce, ci sono alcuni brani in piemontese che ho scritto in passato e che ormai fanno parte del mio repertorio, come Masca vola via in una nuova versione. Ma c’è anche il mio presente, fatto di brani in piemontese e altri in italiano, toccando i temi più diversi, da una tradizione del territorio come i soprannomi delle famiglie all’amore. E poi c’è anche un possibile futuro, rappresentato dall’incursione dell’elettronica, nel brano Babau: a differenza degli altri pezzi, che sono tutti per voce e violoncello, in questo caso ci sono sonorità e vocalizzi, che vanno a creare atmosfere inedite per la mia dimensione musicale. Al teatro Sociale, salirà sul palco anche Stefano Melone, che ha curato la parte elettronica del brano con estrema delicatezza. Per tirare le somme, non so se questa sperimentazione rimarrà tale o entrerà in qualche modo a fare parte di me, ma di certo si tratta di un nuovo punto di vista musicale».

Dopo la presentazione ad Alba, ha già in programma un tour?

«Sì, dal 2 ottobre a Milano, al circolo Arci La Scighera, per poi fare tappa a Padova il 3 ottobre, per il Festival delle parole, in un evento che coinvolgerà anche Massimo Cirri e Sergio Staino. Il 4 ottobre, poi, sarò a Ronco Biellese. Nel frattempo, sto iniziando a scrivere nuovi brani: sin dai primi anni di studio al conservatorio fino a oggi, la musica fa parte di me».

Francesca Pinaffo

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