Alba piange un grande personaggio: Beppe Modenese

PRIMO MINISTRO DELLA MODA ITALIANA, LO RICORDIAMO CON L'INTERVISTA ESCLUSIVA RILASCIATA A GAZZETTA D'ALBA NEL 2016.

Alba piange un grande personaggio: Beppe Modenese 2

MODA Se n’è andato ieri, 21 novembre, Beppe Modenese, il “primo ministro della moda italiana”, com’era stato battezzato. Nato ad Alba nel 1927, figlio di Teresa e Piero, che in città avevano un’attività di distribuzione di cioccolato, si trasferì a Milano giovanissimo. Qui approdò nel mondo della moda, in un’epoca in cui a dettare legge nel campo era la Francia: grazie a intuito e creatività, Modenese seppe trasformare Milano nella capitale della moda internazionale, lanciando la moda italiana come sistema. Il 3 ottobre del 1979, nell’ambito della Fiera della moda, lanciò il Centro sfilate, poi Milano Collezioni, che riunì un gruppo di giovani stilisti apparsi sulla scena milanese, come Krizia e Armani. Per decenni a capo della Camera nazionale della moda, di cui era rimasto presidente onorario, non mancava a nessuna sfilata ed era considerato uno dei massimi riferimenti dell’industria del fashion, ruolo che gli era stato confermato da moltissimi riconoscimenti ricevuti nel corso della sua lunghissima carriera.

Lontano da Alba da molti anni, tornava di tanto in tanto per rivedere la sua città, sempre con estrema discrezione. Ogni volta non mancava di comprare i suoi cioccolatini preferiti in una pasticceria del centro. A ottobre 2016, aveva rilasciato un’intervista esclusiva a Gazzetta d’Alba, ripercorrendo la sua vita e le sue esperienze, dall’arrivo a Milano alla collaborazione con Coco Chanel, fino ad arrivare alla settimana della moda milanese e al presente. Ci aveva accolti nel suo appartamento nel cuore di Milano, tra i ricordi di una vita e le sue immancabili calze rosse che sbucavano da sotto i pantaloni eleganti, il suo segno distintivo.

Vi riproponiamo l’intervista realizzata da Francesca Pinaffo, con le foto di Enzo Mastrangelo e pubblicata su Gazzetta il 25 ottobre 2016.

Alba piange un grande personaggio: Beppe Modenese 3

La vita di Beppe Modenese è come una pellicola d’autore degli anni sessanta, di quel cinema italiano intramontabile. Protagonista un bel giovanotto di Alba, intelligente e ambizioso. Arriva nella Milano in rinascita degli anni Cinquanta, tra negozi, aperitivi, dame carismatiche e sarti talentuosi. Li conosce tutti, impara qualcosa da ognuno di loro: sono personaggi primari e non secondari in questa storia. Fellini sarebbe stato il regista ideale, ma anche Visconti l’avrebbe trovata fonte d’ispirazione. I costumi li avrebbe curati uno dei più grandi amici del protagonista, Umberto Tirelli, ragazzo di provincia anche lui, la cui sartoria è diventata mito.

Beppe Modenese – “primo ministro della moda italiana”, “Richelieu della moda”, “istituzione”, “arbiter elegantiae”, “uomo più elegante di Milano”, così lo hanno definito – è ben cosciente dell’importanza dei molteplici ruoli che ha rivestito. Si racconta con ricchezza di dettagli, senza mai cadere nell’autocelebrazione. È un uomo altissimo, con occhi curiosi e un sorriso enigmatico. L’eleganza è il suo tratto distintivo, nei gesti e nello stile. Porta le calze rosse come sempre, eccole sbucare da un impeccabile completo gessato. Nel 2013 è stata pubblicata la sua autobiografia, curata dalla giornalista Roberta Filippini: Beppe Modenese, minister of elegance. Il racconto inizia così: «Sono un provinciale, sono nato ad Alba».

Beppe Modenese: da Alba a Milano nel 1952.
Quando ho lasciato la mia città ero un ragazzo senza arte né parte, ma con una grande voglia di fare. In quegli anni c’era un forte desiderio di sopravvivenza e io volevo lasciare la provincia. La marchesa Olga di Gresy, la cui famiglia vive vicino a Alba, aveva avviato una delle prime industrie di maglieria, si chiamava Mirsa. Mi rivolsi a lei.

Quali furono le sue prime esperienze lavorative?
La marchesa, in società con Giovanni Battista Giorgini, aveva aperto un piccolo magazzino di lusso in stile americano, al numero 14 di via Montenapoleone. Si chiamava il Ridotto, scelsero me per dirigerlo. Ritrovai a Milano un caro amico, Umberto Tirelli, e andammo a vivere insieme in un appartamento di due stanze in piazza della Scala. Eravamo due ragazzi di bell’aspetto, giovani e intraprendenti, così iniziammo a frequentare i locali alla moda e a conoscere persone. In quel periodo incontrai anche Piero Pinto, che è diventato un noto architetto, la cui amicizia mi accompagnerà per tutta la vita, condividiamo tutt’ora lo studio. Bisognava trovare il modo di sopravvivere, così io e Piero ci improvvisammo antiquari, giravamo le campagne alla ricerca di mobili antichi, per poi rivenderli.

Parliamo della moda italiana.
Giovanni Battista Giorgini è il vero inventore della moda italiana. All’inizio degli anni ’50 la capitale indiscussa nel settore era Parigi, dove c’erano già grandi nomi come Dior, Chanel, Balenciaga, Givenchy, Balmain. Giorgini fu il primo a puntare sul Made in Italy. Il 12 febbraio 1951 fece sfilare le creazioni di un gruppo di talentuosi sarti italiani (non si parlava ancora di stilisti) nel suo palazzo a Firenze. Capì da subito l’importanza del mercato americano, così invitò compratori e giornalisti, che rimasero entusiasti. Alla quarta edizione ottenne dal sindaco di Firenze la famosa Sala bianca di Palazzo Pitti, da cui prende il nome l’importante fiera di moda che esiste ancora oggi.

Modenese, torniamo a lei. Come arrivò alla moda?
Con la bottega e gli altri lavoretti non riuscivo a guadagnare abbastanza, temevo di dover ritornare ad Alba. Ecco che giunse in mio aiuto un altro concittadino, il famoso autore televisivo Guido Sacerdote, che mi propose un provino alla Rai. Complice una bella voce e una certa spigliatezza, iniziai a lavorare a Vetrine, un programma condotto da Elda Lanza, la prima donna importante della televisione italiana. Tenevo una rubrica due volte alla settimana, prima sull’antiquariato e poi sulla moda. Dovevo formarmi una cultura in materia, così iniziarono i viaggi a Parigi, sul treno notte in terza classe, a mie spese. Qui intervistai i grandi nomi della moda francese, uno tra tutti Christian Dior: quell’incontro mi aprì molte porte.

È vero che ha decorato la Scala di Milano di azzurro?
Oltre a essere stato consulente della Dupont di Nemours per molti anni, collaborai anche con Estée Lauder, una donna dalla forte personalità. Per lanciare il suo marchio a Milano, decise di sponsorizzare la prima della Scala e chiamò me. Ebbi l’idea di decorare il teatro con un tripudio di garofani celesti, il colore simbolo di Estée Lauder: fu un piccolo scandalo ma il giorno dopo eravamo sui giornali.

So che ha collaborato anche con Chanel negli anni sessanta.
Mi chiamarono per gestire la comunicazione del marchio in Italia. In quel periodo si ritrovarono a dover organizzare d’urgenza una serie di sfilate a Mosca, dov’era stato inaugurato il primo grande albergo per stranieri. Coco non poteva andare, sia perché anziana sia per incomprensioni con i vertici dell’azienda, così mandarono me. Mademoiselle, così la chiamavano, era una donna molto difficile, la ricordo nel suo atelier in Rue Cambon a Parigi, alla cima della famosa scala dorata impegnata a guardare le modelle sfilare con le sue creazioni.

Giorgini ha inventato la moda italiana, ma lei l’ha resa grande. Cosa accadde nel 1979?
La città di riferimento era ancora Firenze, dove si svolgeva Pitti, ma anche Milano aveva iniziato a ritagliarsi il proprio spazio. Erano molti gli stilisti che avevano scelto il capoluogo lombardo come quartier generale, primi tra tutti i Missoni, stufi del rigorismo fiorentino. Tra gli altri anche Mariuccia Mandelli, conosciuta come Krizia, Versace e Armani. Mi rivolsi al presidente della Fiera di Milano e gli proposi di dedicare uno spazio alla moda: «Ho un’idea, ma non ho soldi», gli dissi. Ebbi comunque la sua fiducia. Come Giorgini aveva fatto a suo tempo, contattai tutti i compratori e i giornalisti che avevo conosciuto negli anni precedenti e li invitai alle sfilate. Grazie alla mia amica Krizia, raggruppai un bel gruppo di stilisti: il 3 ottobre 1979 era nato il Centro Sfilate, che diventerà Milano Collezioni.

Quale fu la sua più grande intuizione?
Bisognava fare sistema, la moda italiana doveva unirsi e rappresentare se stessa. Tutto il successo che venne dopo fu una conseguenza naturale di quella prima iniziativa. Gli stilisti, dinamici e innovativi, capirono fin da subito che avevano un enorme potenziale da giocare. L’Italia può contare, a differenza della Francia, su un’industria molto sviluppata, che ha consentito ai vari marchi di muoversi di pari passo nei vari settori: abiti, gioielli, calzature.

Se ripensa alla sua carriera, quali doti si riconosce?
Una forte volontà, una buona intuizione e una certa creatività. Non bisogna dimenticare la fortuna,  come il fatto di aver lavorato in televisione, che mi fece conoscere nel settore. Sinceramente il mio lavoro è sempre stato qualcosa di naturale per me, come una risposta a ciò che avevo dentro. È difficile da spiegare, ma ho sempre fatto ciò che amavo.

Come descriverebbe la moda?
La moda è una forma di espressione dell’arte, ma è anche un modo di avvicinare le persone. Ho scoperto diversi stilisti nella mia vita, primi tra tutti Dolce e Gabbana, che proposi tra gli esordienti alla settimana della moda. Oggi sono tra i pochi che mi riconoscono ancora questo merito.

Come riconosce il talento?
Lo vedo nella diversità. Oggi si nota molta più uniformità rispetto al passato, quando lo stile di ogni marchio era ben riconoscibile. Non ho mai sbagliato a esprimere giudizi, forte di una mia cultura, sia nella moda che in generale, che mi permette di riconoscere ciò che vedo. Continuo ad apprezzare chi osa, chi propone qualcosa di innovativo. Per fortuna nella moda, come nell’arte, non esistono limiti.

Che cos’è l’eleganza?
Un modo di essere, di vivere, di parlare, di muoversi. L’abito può aiutare, ma non è determinante.

Come si sente a essere considerato il primo ministro della moda italiana?
Non ci penso, non le rispondo così per finta modestia, sono una persona molto sincera. Oggi sono un vecchio signore, un po’ disincantato. Ho fatto molte cose e ho conosciuto molte persone, ma ho la fortuna di poterlo raccontare.

Mi tolga una curiosità, perché ha fatto delle calze rosse il suo segno distintivo?
Frequentavo un famoso pittore di nome Balthus, sposato con una donna giapponese. Tutte le volte che lo incontravo portava calze rosse di cachemire, con gli zoccoli di legno all’orientale. Venivo da Alba e ne rimasi affascinato, tanto da chiedergli il perché di questo eccentrico abbinamento. Lui mi disse che erano il suo portafortuna e mi invitò a provarle a mia volta. Non so se abbiano funzionato, ma non ho mai smesso di portarle.

Alba piange un grande personaggio: Beppe Modenese

La biografia di Beppe Modenese
Beppe Modenese nasce ad Alba nel 1927, figlio di Teresa e Piero, la cui famiglia aveva un’attività commerciale specializzata nella distribuzione di cioccolato. Terzo di quattro fratelli, si iscrive a Economia e commercio a Torino, ma abbandona presto l’università.
Si trasferisce a Milano, la città della sua vita. Viene scelto nel 1952 per dirigere il Ridotto, magazzino di lusso in via Montenapoleone. Grazie all’albese Guido Sacerdote, noto autore televisivo, approda in Rai, nella trasmissione Vetrine, dove tiene una rubrica fino al 1962.
Modenese si specializza nel settore delle pubbliche relazioni. Dal 1960, per diciotto anni, è responsabile comunicazione per l’Italia della Dupont de Nemours, il colosso americano che ha inventato le calze in nylon e altri materiali rivoluzionari. Dal 1960 al 1966 lavora a stretto contatto con Estée Lauder, la fondatrice della prestigiosa casa cosmetica. Inizia una collaborazione con Chanel e organizza, per conto della leggendaria Coco, una serie di sfilate a Mosca nel 1967.
Nel 1968 crea ModaParma, la sua prima esperienza fieristica, che dirige fino al 1981. Modenese contribuirà negli anni alla nascita di importanti manifestazioni: IdeaComo, IdeaBiella, Incontri a Venezia, Anteprima, Moda Bimbo, Ideamaglia.
Il 3 ottobre 1979 è una data storica nella sua vita e nella moda italiana. Riunisce un gruppo di innovativi stilisti apparsi sulla scena milanese e crea il Centro Sfilate, poi Milano Collezioni.
Negli anni successivi, fino ad oggi, è consulente di importanti marchi, nonché organizzatore di eventi nazionali e internazionali. Dal 1998 è Presidente onorario della Camera della moda italiana.
Tanti i riconoscimenti alla carriera. Nel 1985 il Presidente del consiglio dei ministri gli consegna l’onorificenza di Cavaliere, nel 1987 quella di Ufficiale e nel 2002  diventa Commendatore. Nel 1999 riceve dal Presidente della Regione Lombardia Formigoni la massima onorificenza lombarda, la Rosa camuna. Nel 2002 Franca Ciampi gli consegna la Lupa capitolina. Dal 2003 è Medaglia d’oro della Città di Alba.

Francesca Pinaffo

Banner Gazzetta d'Alba