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I venditori ambulanti della Granda chiedono di poter lavorare

I venditori ambulanti della Granda chiedono di poter lavorare

CUNEO Mercati dimenticati e discriminati, Il mercato non si tocca, Non vogliamo carità, ma lavorare. E ancora: Non ci sono commercianti di serie B, il lavoro è per tutti, Tanto non molliamo. Sono alcuni degli slogan di malcontento che hanno accompagnato nella mattinata di martedì 10 novembre la vivace, ma ordinata protesta messa in scena in piazza Galimberti a Cuneo dagli ambulanti della Fiva (Federazione italiana venditori ambulanti) aderenti alla Confcommercio imprese per l’Italia della provincia di Cuneo. Un centinaio quelli presenti per esprimere tutto il loro dissenso nei confronti dell’allegato 23 del Dpcm 3 novembre, che vieta ai mercati, salvo le attività dirette alla vendita di soli generi alimentari, di poter lavorare.

«Con questa protesta abbiamo voluto dimostrare tutto il nostro dissenso verso la chiusura che ci hanno imposto», afferma Gualtiero Chiaramello, presidente provinciale e vice presidente regionale Fiva. «Noi che operiamo all’aria aperta dobbiamo rimanere fermi con il nostro lavoro, mentre una parte di grande distribuzione ha la possibilità di vendere ciò che vuole. Non possiamo permetterci di perdere il periodo natalizio, sarebbe insostenibile per le nostre attività. La maggior parte di noi ha dovuto indebitarsi e ora il Governo ci fa chiudere e non ci permette nemmeno di poter far fronte ai pagamenti intrapresi con i fornitori. Non capiamo dove vogliano portarci, anche perché lavoriamo in un’area relativamente tranquilla. Non solo: non esiste alcun dato, a livello nazionale, che attesti un solo inizio di focolaio in un mercato. Forse lavorare all’aria aperta, nel rispetto delle norme di sicurezza, non è così rischioso».

Alla manifestazione hanno preso parte anche i vertici della Confcommercio imprese per l’Italia della provincia di Cuneo, scesi in piazza a fianco dei venditori ambulanti. In prima fila il presidente provinciale, Luca Chiapella: «Il Dpcm del 3 novembre non dà la possibilità di lavorare ai nostri venditori ambulanti. È una mancanza di rispetto verso la categoria. Questo Governo ha voluto ulteriormente affossare un settore, come quello mercatale, fondamentale per le nostre aree. Non è stato considerato il grosso sforzo che è stato fatto anche durante il primo lockdown, dove il mercato alimentare ha potuto svolgersi senza alcun tipo di problemi con un accesso garantito e in sicurezza dei consumatori. A oggi non è arrivato alcun contributo del nuovo decreto Ristori, ma non solo: dal primo lockdown, molti operatori hanno ricevuto solo i primi 600 euro, una mancanza di rispetto verso un’intera categoria».

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Ha rincarato la dose Roberta Baudino, membro nazionale di categoria: «La nostra categoria è stata discriminata e dimenticata. Crediamo di poter lavorare in totale sicurezza e lo abbiamo dimostrato. Non siamo considerati e per l’ennesima volta siamo stati messi da parte. Abbiamo bisogno di lavorare perché abbiamo appena ritirato tutta la merce natalizia, i magazzini sono pieni e i fornitori vanno pagati. Ma non possiamo farlo. Finora sono state spese solo tante belle parole, ma di aiuti nemmeno a parlarne. Non vogliamo carità: vogliamo solo poter lavorare, mostrando che sappiamo farlo in sicurezza. Molti di noi, se non lavoreranno nei mesi invernali, saranno costretti a chiudere l’attività».

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Il grido di protesta della categoria è sfociato in una finale “clacsonata” che i venditori ambulanti hanno messo in scena dal posto di guida dei loro mezzi, malinconicamente svuotati di ogni tipo di prodotto proprio nel giorno in cui, come da tradizione, avrebbero dovuto vendere in piazza Galimberti.

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