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Scopriamo perché il pasticcino viene detto Bignòla in piemontese

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Bignòla: Pasticcino dolce tipico piemontese: rotondo e ripieno di crema varia

 

Novembre è ormai prossimo all’epilogo, mi è successo nei giorni scorsi di compiere 31 anni. Non che sia stata una sorpresa, ma da festeggiare c’è ben poco in questo periodo. E così, ne approfitto per condividere un dolce insieme, in stile piemontese, scrivendo qualcosa sulla bignòla.

I tradizionali dolci della pasticceria fresca piemontese, a differenza di quelli che si possono trovare nel resto d’Italia, sono spesso di piccolo formato, a cominciare proprio dalle classiche bignòle; piccoli e dolci gusci tondeggianti di pasta dolce lievitata e rigonfia, è riempita di crema pasticcera in vari gusti riconoscibili dal colore della glassa che li ricopre: verde per pistacchio, beige per la nocciola, rosa per lo zabaione, marrone per il cioccolato. E poi vaniglia, caffè, limone, e avanti popolo!

Ma qual è l’origine storico-etimologica di questa prelibatezza pedemontana? Il pasticcino tondo e cotto al forno è circolante a partire intorno alla metà del 1.700. Molto più recentemente, le parole bignòla e bignëtta hanno timidamente sconfinato dal Piemonte per conquistare alcune altre zone del settentrione italiano. Di provenienza galloromanza, bignòla ci arriva dal francese bignet/beignet (frittella) a sua volta da bigne/beigne (bernoccolo sulla testa); in catalano bunyol pare sia la frittella. Ma l’etimologia ha la base prelatina BUN-, deputata a indicare elementi di forma gonfiata o cava: protuberanze, cavità naturali, fino a oggetti tondeggianti prodotti dall’attività umana, tra cui cibi e dolci. Tra le diverse proposte etimologiche, pare questa la più condivisibile.

La bignòla è dunque uno dei dolci tipici della pasticceria torinese e piemontese, diffusasi a corte durante il regno sabaudo e divenuta in poco tempo una classica merenda, sia in occasione delle feste tradizionali, sia in occasione dei pranzi della domenica. Un pranzo in famiglia che si rispetti, prevedeva il cosiddetto cabarèt ëd bignòle (vassoio di paste dolci) come finale molto gustoso: una piccola perla “multigusto” della tradizione. Speriamo presto di poterne tornare a gustare in compagnia poiché, checché se ne dica, è quello il segreto per gustarle meglio, anche se spariscono in fretta!

Paolo Tibaldi

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