Studenti delle media davanti al palazzo della Regione contro la didattica a distanza

Palazzo Regione Piemonte

SCUOLA Una cinquantina gli studenti delle scuole medie sta seguendo le lezioni a distanza in piazza Castello, a Torino, per protestare contro la decisione di proseguire la Dad nelle seconde e terze nonostante il Piemonte sia passato in zona arancione.

Con loro ci sono anche docenti e genitori. Come promesso da Anita, la 12enne che ha dato vita alla contestazione contro la didattica a distanza diffusasi poi in tutta Italia, la protesta non si è fermata «ma solo spostata da sotto le nostre scuole a piazza Castello», di fronte al Palazzo della Regione.

«Ci avevano promesso che saremo tornati in aula – dicono gli studenti mentre seguono le lezioni seduti per terra e si proteggono dal freddo con delle coperte – invece ci hanno mentito».

«Condivido la necessità di riaprire la scuola media che è di prossimità – dice un insegnante – siamo preparati dateci l’opportunità di aprire nuovamente».

I genitori degli studenti costretti ancora a seguire le lezioni a distanza si preparano alla protesta contro la decisione della Regione Piemonte. «Riaprono i negozi al dettaglio e i ragazzini non tornano in classe? Chiediamo che la Regione Piemonte rimuova immediatamente questa restrizione», è l’appello lanciato dai genitori che minacciano di bombardare di mail il governatore Cirio.

Su change.org una petizione a favore delle lezioni in presenza sta raccogliendo migliaia di adesioni. Anche la dirigente scolastica dell’istituto comprensivo Tommaseo, Lorenza Patriarca, che è anche consigliera comunale del Pd, interviene sulla vicenda con una lettera indirizzata al presidente della Regione. «Le chiedo di spiegare ai miei 312 studenti di seconda e terza media in Dad perché mai dovrebbero continuare a osservare le disposizioni di legge e seguire le lezioni a distanza, invece di scendere tutti in strada seguendo l’esempio di Anita e Lisa che protestano per chiedere di dare priorità alla scuola. Come educatore le chiedo di chiarire le ragioni della sua scelta», scrive la preside.

«Ho detto e ribadisco che sono felice che un ragazzo di 11-12 anni scenda in piazza per difendere il suo diritto alla scuola. Al di là del merito della questione, dimostra che sono ragazzi in gamba. Ma un governatore deve valutare tutti gli elementi in gioco e io ho ascoltato quei ragazzi come gli epidemiologi della Regione. E io ho deciso di salvaguardare la salute e la vita». Il governatore del Piemonte Alberto Cirio risponde così, ai microfoni di radio Veronica one, a alunni, docenti e genitori che stanno protestando.

«Presa in giro? Avrei preso in giro gli studenti se non fossi andato in piazza, non mi fossi seduto con loro, non avessi ascoltato. Ma ascoltare non significa necessariamente fare quello che ti chiedono, il governatore di una regione ha il dovere di assumere le decisioni ascoltando tutti», aggiunge Cirio a proposito delle accuse mosse da Anita, la dodicenne diventata simbolo della lotta per il ritorno in classe degli studenti. «Bisogna valutare tutti gli elementi in gioco, e quando vengono forniti elementi oggettivi che dimostrano che con la riapertura delle seconde e terze medie per soli 12 giorni si rischiava di aumentare il contagio e di poterlo attraverso i ragazzi a genitori e nonni durante le vacanze, allora ho deciso di salvaguardare la salute e la vita».

Ansa

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