“Studié”, un verbo in piemontese con un significato che va oltre il semplice studiare

Bozza automatica 410

Studié: pensare, meditare, valutare, escogitare, studiare

Se apro uno vocabolario di lingua italiana, il verbo ‘studiare’ è definito come “applicarsi all’apprendimento e all’approfondimento di uno o più argomenti di conoscenza ed esperienza; frequentare un corso o un percorso di studi”. Spiegazione corretta. Corretta sì, in lingua italiana.

Va da sé che la parola di oggi è studié o stidié (che dir si voglia). In piemontese infatti, valgono le definizioni del vocabolario italiano, ma si aggiungono altri significati ottenuti da atteggiamenti umani che descrivono situazioni o condizioni non per forza scientifiche. Se un ragazzo sta preparando un esame o un’interrogazione, si può dire senza dubbio o ȓ’è ‘ncamìn c’o studia (sta studiando).

Ma se qualcuno chiede quali sono le condizioni meteo e il cielo pare indeciso, il classico piemontese risponderà o ȓ’è ‘ncamìn c’o studia cos fé (sta valutando cosa fare). Più o meno la stessa cosa avviene quando un nostro conoscente ne combina una delle sue, oppure realizza una bella idea: t’hai studiaȓa bela, vah! (l’hai pensata bella!), n’àti pì gnun-e da stidié? (non ne hai più nessuna da escogitare?)

Ricordo che da bambino, turbolento e birchino com’ero, quando restavo sorprendentemente mansueto per più di una decina di minuti e qualcuno se ne accorgeva, i miei genitori erano pronti a sostenere: Ah, o saȓà ‘n camìn c’o studia ëd combinene un-a dëȓ sue (starà meditando di combinarne una delle sue), alludendo alle ‘marminelle’ a cui avevo abituato tutti.

Studié ȓa situassion, studiè ȓa manera, sono tutte espressioni piemontesi tipiche di chi non reagisce d’istinto, ma si prende il suo tempo, meditando come e cosa fare per risolvere una difficoltà in modo corretto.

Non si possono non enunciare alcune frasi tipiche relative al tema di oggi; una delle più note è il famoso monito Studia ch’ët sàpi!, un gioco di parole, che può voler dire: studia, cosicché tu sappia; oppure studia, che poi zappi. Le opportunità lavorative del giorno d’oggi confermano l’ambiguità della tesi, con rispetto parlando per chi zappa. C’è poi chi è cresciuto con il motto italiano, ma indubbiamente preso a prestito dal piemontese: meglio sapere che sapare.

Chi ch’o studia tant o ampȓend pòch, ma chi o studia pòch o ampȓend gnente.

Paolo Tibaldi

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