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Grazie all’App Tabui si potrà vivere in diretta l’emozione della Dakar

Grazie all'App Tabui si potrà vivere in diretta l'emozione della Dakar
Sarà il pilota torinese Cesare Zacchetti a portare in gara il logo dell'App langarola Tabui.

MOTORI La Dakar 2021 è pronta a entrare nel vivo dal 3 gennaio, a Jedda, in Arabia Saudita. Tra dune, sabbia che si sfalda sotto gli pneumatici, motori che ringhiano e adrenalina pura, la vera sorpresa sarà la sagoma di un cane da tartufo ai nastri di partenza. È il simbolo di Tabui, l’App di realtà aumentata che sarà sponsor ufficiale della moto Ktm 78 e del suo pilota Cesare Zacchetti. «Rappresentiamo un’App piccolina che si è fatta da sola e che ora sta spiccando il volo e vuole uscire dai confini nazionali. Ci è sembrato normale appoggiare il pilota torinese Cesare Zacchetti. Abbiamo molto in comune. È un duro, spinto dalla passione e dall’entusiasmo e partecipa alla Dakar nella categoria Original by Motul, ossia affronta questa prova senza assistenza. La Dakar è una vetrina imperdibile per un brand come il nostro che vuole crescere sempre di più», ha commentato il fondatore di Tabui Giorgio Proglio.

Gli appassionati potranno vivere la Dakar in presa diretta grazie a Tabui. Ogni giorno Zacchetti, 51 anni, alla sua terza esperienza con la gara, attraverso la realtà aumentata mostrerà il fascino del deserto e localizzerà diverse città, facendo vivere il percorso e le differenti tappe a migliaia di follower. Scaricando l’App le persone potranno chattare con lui e porgli delle domande. Alla fine della tappa il pilota sceglierà quelle più interessanti e originali e risponderà con una diretta video, magari regalando qualche aneddoto o curiosità su questa avventura, che rappresenta anche un suo sogno, come confida lui stesso. «Faccio motocross da quando ho 15 anni. Poi ho iniziato con i rally e la Dakar è un mito perché ti porta in posti davvero spettacolari, spesso sconosciuti. Il percorso 2021 mi piace perché sembra che abbia tappe un po’ più corte e quindi mi immagino che saranno meno veloci e più tecniche, più impestate come diciamo noi piemontesi».

Daniele Vaira

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