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Nascere a Verduno: i numeri del 2020 e un filmato per mostrare il nuovo reparto

VERDUNO Veniamo alla realtà di Alba, Bra e della fitta rete di Comuni facenti capo all’Asl Cn2, che avevano come riferimento il punto nascite del San Lazzaro di Alba il quale, da luglio, si è spostato al Ferrero di Verduno. I dati del reparto di ginecologia e ostetricia riflettono il calo di neonati anche a livello locale: nel 2019 sono stati registrati in totale 830 parti ma nel 2020 si scende a 712, anche se mancano ancora alcuni giorni alla fine dell’anno.

Ne parliamo con Mario Ardizzoia, direttore della struttura complessa: «Fino a oggi, abbiamo registrato 400 nati ad Alba e 312 a Verduno. Se si paragona la cifra complessiva a quella del 2019 è evidente un certo calo, che si inserisce nello scenario registrato a livello nazionale». Relativamente al territorio, ci sono anche altre questioni: «Prima dell’avvio del nuovo ospedale il reparto del San Lazzaro soffriva di una certa mobilità passiva. Era frequente che partorienti di Bra si rivolgessero a ospedali diversi. In più, durante la prima ondata, la situazione del nosocomio albese preoccupava, visti i tantissimi ricoveri per Covid-19, che in poco tempo avevano rivoluzionato la struttura: in tal senso, l’apertura del Ferrero ha rappresentato un cambiamento positivo, perché si tratta di un ospedale nuovo e funzionale».

Durante tutta la prima fase della pandemia le donne positive al Covid-19 venivano trasferite al Santa Croce di Cuneo ma, negli ultimi mesi, l’Asl Cn2 è diventata autonoma con un reparto Covid-19 dedicato alle gestanti: «Il lavoro della chirurgia ginecologica oggi è limitato alle urgenze e alle patologie oncologiche, con una mole di interventi pari ad appena il 20 per cento delle possibilità; il reparto è stato dedicato alle partorienti positive, con una quindicina di parti registrati fino a oggi, mentre le donne che vengono sottoposte a intervento ginecologico sono poi ricoverate nella normale ostetricia», spiega Ardizzoia.

«Per quanto riguarda le mamme positive, siamo tenuti a trasferire a Cuneo solo i casi fortemente sintomatici, cosa che a oggi non è mai avvenuta, dal momento che la maggior parte delle partorienti che abbiamo seguito non ha sviluppato un’infezione grave da Covid-19», aggiunge il primario. Per il parto da madri positive si adottano tutti i dispositivi di protezione necessari per evitare il contagio. «Il bambino, una volta nato non viene spostato nel nido, ma trascorre il tempo della degenza ospedaliera in camera con la madre», precisa Ardizzoia. Per i padri, rimane valida la regola che si può entrare in ospedale solo nel momento del parto.

Inoltre, per cercare il più possibile di non contaminare spazi e identificare eventuali casi di positività, «tutte le donne incinte dopo la trentottesima settimana vengono sottoposte una volta alla settimana al tampone molecolare, così da mantenere un monitoraggio costante», conclude il primario.

f.p.

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