‘Ndrangheta: condanne e assoluzioni al processo Barbarossa

Al Tribunale di Asti potrebbe andare parte dell’Alessandrino

ASTI  Dopo due anni di processo e 25 udienze, è arrivata la sentenza del processo Barbarossa, al Tribunale di Asti, sulle infiltrazioni ‘ndranghetiste tra Asti, Costigliole e Alba. La sentenza del collegio giudicante (presieduto dal dottor Alberto Giannone, a latere i giudici Marco Dovesi e Beatrice Bonisoli) ha portato a tre assoluzioni, cioè del commercialista astigiano Pierpaolo Gherlone perché il fatto non sussiste, di Fabio Macario perché il fatto non costituisce reato e di Franco Marino per non aver commesso il fatto (anche se gli è stata inflitta una pena di 7 mesi per un fatto minore collegato).  Sei invece le condanne, quasi tutte ridotte rispetto alle richieste dei Pm. Saranno, inoltre, risarciti la Regione Piemonte e i Comuni di Asti e Costigliole.
Lo scorso ottobre il Tribunale di Torino aveva già condannato, con rito abbreviato, 17 imputati con pene fino a 20anni di reclusione. Il collegio del Tribunale di Asti, presieduto da Alberto Giannone  ha inflitto la pena più alta (9 anni) a Fabio Biglino, imprenditore castagnolese per il quale l’accusa aveva chiesto 14 anni e un mese. Assolto il suo collaboratore, Alberto Ughetto, per il quale era stata chiesta una condanna a 12 anni; dovrà però scontare due anni per estorsione.
Otto anni ad Angelo Stambè, per il quale erano stati chiesti 13 anni, mentre è stato condannato a 5 anni e sei mesi un altro imprenditore di Costigliole, Mauro Giacosa, per il quale la richiesta era di 8 anni. Gli imputati del processo hanno sempre sostenuto di essere estranei all’associazione malavitosa e di non sapere con chi avevano a che fare. Per i Pm, invece, facevano parte di un’organizzazione che rispecchiava perfettamente la classica locale di ’ndrangheta facente capo a quella originaria calabrese.
«Siamo soddisfatti, speriamo che questo processo serva a rilanciare la sensibilità dei territori nei confronti della criminalità organizzata, in modo che le Amministrazioni reagiscano sempre con prontezza ai tentativi di infiltrazione», commenta Isabella Sorgon, responsabile dell’associazione Libera di Asti, che ha sempre seguito le udienze del processo

Manuela Zoccola

Banner Gazzetta d'Alba