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Da Taizé lezione di speranza col pellegrinaggio sulla terra

Da Taizé lezione di speranza col pellegrinaggio sulla terra

PARLA FRÈRE ALOIS  Resistiamo al disincanto; prestiamo attenzione ai segni di speranza. È il messaggio che quest’anno, dal cuore di Taizé, raggiunge tutti i giovani del mondo. È frère Alois, che dalla morte del suo fondatore frère Roger, guida la comunità di Taizé, ad accompagnarci lungo la strada di un “pellegrinaggio sulla terra” che nonostante tutto conduce alla speranza. Tra il 2020 e il 2021 doveva esserci l’incontro internazionale dei giovani a Torino, ma a causa del coronavirus è stato rimandato al prossimo anno. Per la prima volta nella storia, il 43° Incontro di Taizé si è svolto dunque on-line dal 27 dicembre al 1° gennaio.

Da Taizé lezione di speranza col pellegrinaggio sulla terra 1
frère Alois guida la comunità di Taizé

Frère Alois, che effetto le ha fatto non poter incontrare i giovani quest’anno?

«Siamo molto rattristati. Già prima dell’estate è apparso chiaro che era più saggio rinviare di un anno l’incontro, essendo la tutela della salute di tutti la priorità. Tuttavia, piuttosto che rinunciare a vivere una tappa del pellegrinaggio di fiducia sulla terra a fine anno, abbiamo iniziato a prepararci per un incontro inedito a Taizé, interamente on-line, consentendo la partecipazione di giovani da tutto il mondo».

I giovani vengono da un anno difficile. Con il lockdown, hanno passato ore in camera, senza possibilità di incontrarsi con amici, professori, compagni di sport. Che cosa vuole dire loro?

«Il 2020 è stato impegnativo per tutti e la giovane generazione è molto colpita. Nel messaggio per l’incontro on-line, mi sono rivolto a loro così: “In questi mesi alcuni giovani hanno condiviso con noi le loro preoccupazioni per il futuro: quale speranza ci guiderà, quali supporti saranno affidabili quando tutto è così instabile? E ancora più profondamente: per quale scopo vale la pena vivere? Altre voci si alzano per dire: resistiamo al disincanto; prestiamo attenzione ai segni di speranza”. Vedo entrambi gli aspetti: una grandissima preoccupazione per il futuro, ma anche una generosità e una capacità di vivere queste restrizioni in uno spirito di solidarietà. Di fronte alla solitudine imposta a tutti, molti giovani sono comunque riusciti a mantenere gli impegni per gli altri. Uno degli otto laboratori dell’incontro ha fornito esempi di questi segni di speranza».

Come è possibile quest’anno parlare di “speranza”? Dove può trovare oggi l’umanità il coraggio di credere ancora in un domani migliore?

«A questa domanda non può esserci una risposta facile. La madre di un giovane portoghese che fa volontariato con noi è ricoverata per la seconda volta a causa del Covid-19, con gravi difficoltà respiratorie. Possiamo solo stare accanto a coloro che soffrono o sono in lutto. Se ho scelto di intitolare il messaggio per il 2021 “Sperare nel tempo favorevole e sfavorevole”, è perché penso che la speranza, lungi dall’essere una fede ingenua, sia un invito a cambiare il nostro modo di vedere, a far rinascere quella fiducia, radicata in noi, che Cristo ha condiviso la nostra condizione umana fino all’estrema sofferenza della croce, aprendo così un cammino di vita».

Migrazioni, violenza, conflitti irrisolti, sfida climatica. Sono alcuni temi affrontati nei laboratori. A cosa sono chiamati oggi i giovani?

«Molti giovani sono davvero consapevoli di queste enormi sfide, e sono anche pronti ad agire. Di fronte all’emergenza climatica, ad esempio, mi colpisce l’impegno di tanti giovani a salvaguardare il creato, tutelare la biodiversità e semplificare i nostri stili di vita. Sì, ci invitano a cambiare il nostro stile di vita, in modo che diventi più sobrio e più centrato sull’essenziale. Una grande sfida di fronte alle prove che la nostra umanità sta attraversando è resistere alla tentazione del ciascuno per sé. La recente enciclica di papa Francesco, Fratelli tutti, ce lo ricorda con forza: non si può trovare pienamente la propria identità senza aprirsi “all’universale, senza lasciarsi interpellare da ciò che succede altrove, senza lasciarsi arricchire da altre culture e senza solidarizzare con i drammi degli altri popoli” (146). Semplificare ciò che può essere semplificato, vivere la fraternità: ecco due appelli per oggi».

Il suo augurio per questo 2021 che si apre?

«Penso a quanti conoscono la prova della malattia o della solitudine. A Taizé, ogni sera, preghiamo per i popoli del mondo e citiamo i nomi delle persone che sono state affidate alla nostra preghiera. Il mio augurio è che questa terribile crisi sanitaria e le altre gravi sfide di questo momento ci rendano più consapevoli che siamo un’unica famiglia umana, che abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri».

M. Chiara Biagioni – Sir

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