È morto a 77 anni lo studioso di Resistenza e Sacre scritture Ferruccio Iebole

È morto a 77 anni lo studioso di Resistenza e Sacre scritture Ferruccio Iebole

ALASSIO Ci ha lasciato Ferruccio Iebole, 77 anni, ricercatore, studioso di Resistenza e di Sacre scritture. Un ligure-piemontese che tra la Riviera e le montagne del Cuneese aveva scavato per riportare alla luce antiche storie di verità. «Quelli che ci hanno lasciato non sono assenti, sono invisibili, tengono i loro occhi pieni di gloria fissi nei nostri pieni di lacrime», dalle parole di Sant’Agostino prende corpo la realtà della morte, della scomparsa dalla terra, di Ferruccio. Non sarà mai assente perché la sua infaticabile voglia di verità espressa attraverso i suoi scritti, le sue certosine ricerche passeranno ai posteri. Lui era la memoria e continuerà ad aiutarci per non dimenticare, per non dimenticarlo. Schivo ma risoluto, caparbio nel volere, senza se e senza ma, strappare all’oblio tante terribili, ma rigorosamente vere, storie. Ha riletto il passato per farci capire il presente. Lavoro preciso portato avanti con l’umiltà classica dei grandi. E con umiltà, saggezza e grande dignità ha cercato di minimizzare la malattia ben consapevole di come i giorni, le ore, i minuti stavano segnando la fine del percorso.

Ferruccio, grazie alla grande Fede, alla sua cultura accresciuta tra le Sacre scritture e la Resistenza, lascia un vuoto incolmabile. Si scherniva quando amavo definire i suoi lavori scientifici. Si scherniva timidamente anche se dall’espressione del suo viso traspariva soddisfazione. Biografie di personaggi della Resistenza ligure-piemontese portano la sua firma come tanti episodi strappati agli armadi di vecchi cascinali e agli scaffali polverosi di biblioteche e Archivio di Stato. Dalla Valle Argentina alla Val Tanaro, dalla Piana Ingauna al Monregalese, alle Langhe sempre alla ricerca di fatti, di nomi, di luoghi dove la Resistenza aveva lasciato il segno con battaglie vinte, ma anche con centinaia di morti caduti in nome della Libertà. Autodidatta in tutto, ma senza mai lasciare nulla al caso, alla superficialità affrontando con scrupolo gli studi biblici finì a diventarne uno dei maggiori esperti e collezionisti.

L’anno scorso, mentre il male già minava il suo fisico, realizzò il grande sogno di poter partecipare con le sue Bibbie a una mostra organizzata a Matera. Poi, pochi mesi fa, la stampa del libro su Bruno Schivo, il partigiano Cimitero. Ma non si era fermato perché quasi al traguardo di un altro importante lavoro per ricordare il Comandante, Massimo Gismondi, il mitico Mancen.

Ciao Ferruccio amico galantuomo. Sono sicuro che adesso mi diresti: «La morte non è niente. Sono solo passato dall’altra parte». Non ti dimenticherò mai. Ciao grande amico.

Daniele La Corte

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