Intervista all’assessore Icardi: «Pfizer diminuisce le dosi ma il Piemonte procede»

Covid: in Piemonte più di 30mila persone vaccinate

PANDEMIA A causa delle ridotte consegne da parte della ditta Pfizer, la Regione ha riorganizzato la campagna vaccinale tra le aziende sanitarie, imprimendo un forte rallentamento. Così, come spiega il direttore generale Massimo Veglio, nell’Asl Cn2, «questa situazione determinerà, come nel resto del Piemonte, uno stop alle nuove vaccinazioni tra sanitari e nelle residenze per anziani. L’esigenza primaria è garantire la disponibilità delle dosi per il richiamo, così da non vanificare quanto fatto: per questo, abbiamo fermato le vaccinazioni a nuove persone, proseguendo soltanto con le seconde somministrazioni».

Veglio indica qualche dato: «In ospedale, a oggi, hanno ricevuto una dose poco meno di 5mila persone su una platea di 9mila sanitari, mentre nelle Rsa abbiamo raggiunto una quota di circa il 70% sul totale dei destinatari: le seconde dosi sono iniziate la settimana scorsa».

L’aspetto più critico è la mancanza di certezza: «Non sappiamo esattamente come proseguiranno le consegne: dopo il vassoio da 1.170 dosi che ci arriverà questa settimana, non abbiamo notizie per le prossime, con la speranza che a febbraio la distribuzione possa tornare alla normalità».
Per fare il punto sulla situazione piemontese abbiamo parlato con l’assessore regionale alla sanità Luigi Icardi.

Come il Piemonte sta reagendo al rallentamento della consegna dei vaccini da parte dell’azienda Pfizer?

: «Dai sindacati della dirigenza, richieste pretestuose e indifendibili»
L’assessore regionale alla Sanità Luigi Genesio Icardi.

«Sul fronte dell’organizzazione la Regione ha dimostrato la sua capacità di procedere secondo i piani. Ma, come in tutta Italia, il problema è la scarsità delle forniture. La situazione avrebbe dovuto tornare alla normalità da questa settimana, ma oggi sembra che bisognerà aspettare febbraio per ritornare ai numeri concordati. Per questo, con le direzioni delle Asl piemontesi, abbiamo rimodulato il piano, così da garantire, prima di tutto, il richiamo, in modo da arrivare alla copertura vaccinale. Con le dosi restanti, si procederà a vaccinare nuove persone, ma per forza saranno di meno».

Il Piemonte non rischia di trovarsi senza scorte nelle prossime settimane?

«No, siamo in grado di garantire a tutti la seconda dose, anche perché abbiamo le scorte necessarie: nelle prime settimane, abbiamo mantenuto circa il 50 per cento di riserve vaccinali sulle dosi consegnate, poi scese al 30%, come richiesto da Domenico Arcuri. Rispetto a quanto concordato, le consegne dei vaccini Pfizer sono ridotte di circa il 12 per cento per la nostra Regione: si tratta di una situazione non uniforme a livello nazionale, basti pensare che ci sono Regioni che si sono viste ridurre del 60% le consegne. Per questo, a livello nazionale, si è deciso di uniformare la quota al 29 per cento».

Che cosa sappiamo oggi delle fasi successive della campagna vaccinale?

«Il vaccino di Moderna, già approvato, non cambierà il quadro: arriveranno poche dosi e saranno inoculate solo in ambito ospedaliero, dal momento che richiedono una catena del freddo analoga a quello di Pfizer. Il grande cambiamento si avrà con l’approvazione dei vaccini di Astrazeneca e di Johnson & Johnson, che potranno essere conservati in modo più agevole, come l’antinfluenzale. Nei giorni scorsi è stata diffusa una circolare nazionale con i dettagli sui destinatari e pertanto gli over 80 saranno vaccinati a partire da sabato 6 febbraio».

Come si sta organizzando questa seconda fase?

«Con le rappresentanze sindacali dei medici di medicina generale e dei farmacisti, sono stati siglati gli accordi per lo stoccaggio e la somministrazione dei vaccini, che potranno essere prenotati dai medici di famiglia presso le farmacie, così come si fa per l’antinfluenzale».

Francesca Pinaffo

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