L’area Unesco non è idonea a ospitare un deposito nucleare nazionale

Scorie, il punto di vista del Pd: «Segnaleremo le incompatibilità in modo scientifico e non strumentale»

AMBIENTE Pubblichiamo una presa di posizione del Tavolo delle autonomie in merito all’individuazione dei siti per ospitare un deposito nucleare nazionale.

L’associazione “Langhe Roero, Tavolo delle autonomie per il territorio”, tra le cui finalità statutarie, lo ricordiamo, vi sono la tutela, il sostegno e la promozione del territorio di riferimento, interviene sulla notizia, ripresa dagli organi di informazione, relativa all’individuazione in Piemonte di siti considerati “potenzialmente idonei” ad ospitare la costruzione di un deposito nucleare nazionale.

Il Tavolo delle autonomie, in attesa che venga attivato dalle istituzioni competenti un serio ed approfondito confronto con gli enti territoriali prima di scegliere in via definitiva la sede degli stoccaggi, ritiene “sicuramente non idonee” le zone sopra indicate per una tale realizzazione.

La nostra regione non è estranea alla storia del nucleare italiano: si rammentino la centrale dismessa di Trino Vercellese e il deposito di scorie nucleari di Saluggia, sempre in provincia di Vercelli, territori che ospitano “temporaneamente” da decenni la maggior parte del materiale di scarto delle centrali italiane chiuse dopo il referendum del 1987 seguito al disastro di Chernobyl.  Le aree individuate in Piemonte dalla Carta nazionale aree potenzialmente idonee (Cnapi)  pubblicata sul sito della Sogin (la società dello Stato italiano responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi prodotti dalle attività industriali, di ricerca e di medicina nucleare) sarebbero due in provincia di Torino ( Caluso-Mazzè-Rondissone e Carmagnola) e sei in provincia di Alessandria (Alessandria-Castelletto Monferrato-Quargnento, Fubine-Quargnento, Alessandria-Oviglio, Bosco Marengo-Frugarolo, Bosco Marengo-Novi Ligure, Castelnuovo Bormida-Sezzadio).

Entrambe le opzioni lambiscono il territorio decretato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Nello specifico, pare particolarmente inidoneo accostare un deposito nucleare a ridosso dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, che si estendono nelle tre provincie meridionali piemontesi di Cuneo, Asti e Alessandria. Il rischio è la vanificazione degli enormi progressi ottenuti nel corso di decenni nel campo della vitivinicoltura e dell’agroalimentare di altissima qualità, dell’enogastronomia e dell’industria turistica ad esse collegata, che si aggiunge alla preoccupazione per la gestione di materiali estremamente pericolosi per la salute pubblica.

Non possiamo in questo contesto dimenticare come la nostra area sia già reduce dall’inquinamento del fiume Bormida che ha condizionato l’intera vallata ed il territorio circostante per oltre un secolo, una storia che ancora brucia e reclama i dovuti risarcimenti per i danni ambientali subiti dalla parte piemontese della valle.

 

La presente nota è condivisa da:

  • il sindaco di Alba Carlo Bo
  • il sindaco di Bra Gianni Fogliato
  • il presidente Unione Colline Langa e Barolo e Rappresentante di Territorio del Tavolo delle Autonomie, Roberto Passone
  • il sindaco di Cherasco Carlo Davico
  • il presidente Unione Montana Alta Langa Roberto Bodrito
  • il presidente Associazione Sindaci del Roero Silvio Artusio Comba
  • il rappresentante delle categorie economiche e coordinatore del Tavolo Giuliano Viglione (presidente Associazione Commercianti Albesi)

 

 

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