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Portogallo: un piccolo Paese alla guida della grande Europa

Il Parlamento europeo
Il Parlamento europeo

LISBONA La macchina dell’Unione europea è complicata, anche più di quello che in genere si crede. È normale, quando si tratta di governare 27 Paesi (molto più complicato quando eravamo 28, con il Regno Unito) con culture, articolazioni amministrative, interessi tra loro molto diversi e rispettare nell’Unione le regole della democrazia tanto a livello nazionale che europeo.

Per questa impresa straordinaria è stata inventato agli inizi degli anni ‘50 un’architettura istituzionale complessa e straordinaria, dove si confrontano e affrontano soggetti con competenze e responsabilità diverse: la Commissione europea, motore del processo di integrazione; il Parlamento, in rappresentanza dei popoli europei, colegislatore con il Consiglio dei ministri, prevalente detentore delle decisioni finali e la Corte di giustizia, chiamata a vegliare sul rispetto delle regole europee.

Una squadra del genere deve poter contare, a turno, su un Paese “capitano” che coordini e guidi i lavori: è il caso della presidenza semestrale del Consiglio dei ministri nella quale si alternano i Paesi Ue, originariamente in ordine alfabetico, poi modificato in seguito ai molteplici allargamenti dell’Unione.

Il 1° gennaio, alla presidenza semestrale della più grande Germania, è succeduto il più piccolo Portogallo, ma non per questo attore meno rilevante nel dirigere il concerto delle responsabilità europee in questo primo semestre dell’anno.

In questo ruolo di presidente di turno il Portogallo, come avviene per ogni Paese, ha presentato una sua agenda dei lavori, particolarmente importante vista la difficile congiuntura in corso, tanto dal punto di vista sanitario che da quello economico e sociale.

Naturale che tra le priorità del semestre vi sia l’attivazione del Recovery fund, da monitorare attentamente perché siano rispettati i vincoli comunitari e rispettate le scadenze previste, due aspetti su cui appare particolarmente esposta l’Italia, in difficoltà nella programmazione globale e nell’individuazione dei singoli progetti e, non ultimo, nel rispetto dei tempi.

In particolare sul versante sociale il Portogallo, governato da una coalizione di sinistra, conta non a caso far progredire un dossier importante come il Pilastro dei diritti sociali Ue in una stagione di logoramento dei diritti, aggravata da una crisi economica che provocherà un incremento della disoccupazione a fronte di una pesante recessione provocata dalla pandemia in tutta l’Europa.

Nel supervisionare la distribuzione degli ingenti fondi europei resi disponibili dalle decisioni di dicembre, si tratterà di vegliare anche alle priorità ambientali e a consistenti progressi nella digitalizzazione.

Toccherà inoltre al Portogallo, Paese che nella storia si è proiettato lontano nel mondo, riprendere temi come la ratifica del grande accordo commerciale fra l’Unione europea e il Mercosur, il mercato comune di Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, senza dimenticare due cantieri geopolitici di grande rilievo come il dopo-Brexit e l’avvento della nuova presidenza Usa con Joe Biden, confrontata alle devastazioni trumpiane, e non solo, nelle sale del Congresso.

In queste proiezioni mondiali la presidenza portoghese conta promuovere nuovi rapporti con l’India e con l’Unione africana di recente costituzione, un nuovo abbozzo di mercato comune continentale ai nostri immediati confini.

Da segnalare infine un’altra rilevante ambizione della presidenza portoghese: quella di riuscire a sbloccare la convocazione dell’attesa conferenza sul futuro dell’Europa, già ritardata di un anno e ancora lontana da un’intesa tra i governi dei Paesi Ue e il Parlamento. Chissà che dove non è riuscita la grande Germania riesca invece il piccolo Portogallo: può capitare nell’Ue che Paesi minori abbiano maggiore agibilità negoziale di altri più grandi, come Germania e Francia, spesso percepiti come invasivi e poco rispettosi dei loro partner.

È questo l’augurio al valoroso governo portoghese: che contribuisca ad allargare gli orizzonti europei nei mesi difficili che ci aspettano.

Franco Chittolina

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