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Una ricerca scientifica fatta da Ispra coinvolge i vigneti di Langa e Roero

Una ricerca scientifica fatta da Ispra coinvolge i vigneti di Langa e Roero

AMBIENTE «Gli agricoltori sono i custodi delle nostre terre e, in quanto tali, svolgono un ruolo essenziale nel preservare la biodiversità: sono tra i primi a risentire delle conseguenze della sua perdita, ma anche tra i primi a beneficiare del suo ripristino». È una frase contenuta nella strategia europea per la biodiversità per il 2030.

Negli ultimi anni Gazzetta d’Alba ha documentato come l’ambiente di Langhe e Roero abbia urgente bisogno di applicare questo concetto. A causa della monocultura intensiva della vite e dell’impiego massiccio di fitofarmaci, i boschi e molte specie animali (ragni, ramarri, farfalle, lucciole) stanno sparendo. Inoltre, la terra, l’acqua e l’aria dopo i trattamenti chimici vengono caricate di agenti patogeni che vengono inalati o ingeriti dagli esseri umani. È presumibile che l’inquinamento ambientale e la perdita di biodiversità provochi patologie e favorisca l’insorgenza di problematiche cliniche in ogni età. Si tratta di considerazioni che oggi vengono esplorate da uno studio scientifico, raccontato in queste pagine: è un accurato lavoro di ricerca realizzato, tra le altre aree italiane, proprio nei vigneti di Langhe e di Roero. L’obiettivo principale dello studio è la sperimentazione delle misure del Piano d’azione nazionale (Pan) per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, finalizzato a mitigare gli impatti molto negativi sulla conservazione di habitat e specie.

Il progetto è stato finanziato dal Ministero dell’ambiente e coordinato dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), condotto da Arpa Piemonte in collaborazione con l’Università degli studi di Torino per la parte di analisi chimiche ed ecotossicologiche. Nell’elenco dei collaboratori figurano “ospiti” d’eccezione: le aziende agricole che si sono sottoposte volontariamente alla sperimentazione e hanno partecipato attivamente alla definizione delle buone pratiche da adottare per evitare l’utilizzo dei prodotti fitosanitari pericolosi per la biodiversità.

Lo studio è durato sei anni, dal 2015 al 2020. Durante questo periodo sono state monitorate in Piemonte 13 aziende collinari, 11 delle quali tra Langhe e Roero. Non sono un campione casuale: sono state scelte realtà gestite con metodi biologici e con agricoltura convenzionale. Tra le aree selezionate dalla ricerca figurano i Comuni di Sommariva Perno, Castellinaldo, Vezza e Santo Stefano Roero, l’alta Langa, Sinio e Serralunga.

Spiega Simona Bonelli, docente del dipartimento di scienze della vita e biologia dei sistemi dell’Università di Torino: «In ogni campo e per ogni annualità sono state effettuate analisi chimico-fisiche ed ecotossicologiche su campioni di suolo in tre periodi colturali: prima dei trattamenti, a circa una settimana dal culmine del periodo degli interventi (all’incirca dopo il quinto o sesto campionamento) e uno a chiusura della stagione colturale post-vendemmia. Le aziende, sia convenzionali che biologiche, hanno collaborato comunicando i prodotti fitosanitari utilizzati e le diverse dosi impiegate. Sono così state realizzate campagne di monitoraggio di alcuni bioindicatori delle comunità vegetali e animali».

Matteo Viberti

INCHIESTA: ambiente e biodiversità

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