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Clochard: Fahrenheit 451 in strada per portare aiuto

A Torino, per contrastare le nuove difficoltà dovute all'ondata di gelo

Clochard: Fahrenheit 451 in strada per portare aiuto

TORINO Per aiutare i senza tetto a contrastare il nuovo abbassamento delle temperature, i volontari di Fahrenheit 451 sono tornati nelle vie del centro di Torino per distribuire un pasto caldo e aiuti alimentari.

«Negli ultimi giorni a causa del freddo sono morti due clochard, in contemporanea la polizia municipale ha avviato interventi per cacciare queste persone dal centro della città, togliendo ad alcuni anche le coperte, un atto di forza insensato – dichiara una nota di Fahrenheit 451 – per questo considerata anche la nuova ondata di freddo abbiamo ritenuto necessario portare a questi uomini e donne pasti caldi, tè bollente, nuove coperte e mascherine».

«È la quarta volta che interveniamo in questo inverno – conclude Fahrenheit – e probabilmente torneremo ancora perché, per come intendiamo noi la solidarietà, nessuno deve restare indietro e cacciare queste persone con la forza, togliendo quel poco che hanno, non è sicuramente la modalità giusta per risolvere i loro problemi».

«Bisogna avere il coraggio di fare un passo in più»: afferma intanto l’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, che in una nota invita tutti «coloro che ne hanno la possibilità a trovare spazi per accogliere per la notte piccoli gruppi di senza dimora”. Sono due i clochard morti in strada negli ultimi giorni a causa del freddo. “Anche io lo farò – annuncia Nosiglia – aumentando da questa sera l’accoglienza presso l’Arcivescovado con alcuni posti nel mio stesso alloggio e nelle camere in cui hanno soggiornato anche diversi Papi. Non risolveremo il problema, nè vogliamo sostituirci ai soggetti che hanno il compito prioritario di sostenere le persone in necessità, ma diamo un segno che va nel senso del Vangelo”. Con questo fine la Diocesi si offre anche come intermediaria “per agevolare l’incontro tra domanda e offerta di aiuto. La morte di due nostri fratelli che vivevano in strada e l’ondata di gelo – conclude l’arcivescovo – suonano come un appello che il Signore manda a tutti, ed in particolare ai discepoli di Gesù, per non rimanere alla finestra, ma per uscire ed aprire la porta della casa e del cuore con generosità».

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