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La stagione dello sci non parte (e per quest’anno, non partirà più)

La stagione dello sci non parte (e per quest’anno, non partirà più)

CUNEO «Una doccia fredda che nessuno si aspettava», commenta il presidente dell’Atl del Cuneese Mauro Bernardi non appena viene diffusa la notizia che le stazioni sciistiche non riaprono. «Siamo tutti consapevoli della gravità della situazione pandemica, alla quale si sta però associando una sempre più consistente crisi economica che sta sgretolando l’imprenditoria del settore, ma non solo. Lo sci non deve, in questo momento, essere associato a un mero concetto di divertimento, ma a una questione di lavoro e di vita. Ricordiamo che l’indotto del comparto neve, nella sola provincia di Cuneo, ruota sui 200 milioni di euro: il che significa creazione di posti di lavoro, dignità e futuro. Non si può pensare che le stazioni sciistiche, così come i ristoranti, le baite in quota, le strutture ricettive e i servizi dell’indotto possano aprire o chiudere dall’oggi al domani».

«Servono investimenti, che gli imprenditori cuneesi hanno affrontato in questi giorni: dalla battitura delle piste all’acquisto dei dispositivi per la sicurezza, dalla contrattualizzazione del personale ordinario a quella del personale straordinario per il controllo dei contingentamenti. Non si pensa alle derrate alimentari acquistate dagli esercizi di somministrazione? Si tratta per lo più di prodotti freschi di qualità, deperibili, che andranno al macero. L’opinione pubblica sa quanto sia grave il problema degli sprechi alimentari, ma oggi, anche questo aspetto, passa in second’ordine, a scapito degli investimenti affrontati dai ristoratori che da mesi vivono nella più totale incertezza», aggiunge Bernardi.

«Abbiamo assistito – continua Bernardi – agli stabilimenti balneari aperti per tutto il periodo estivo con assembramenti rischiosi per la salute di tutti noi italiani, ma le stazioni sciistiche, con numeri contingentati e nel rispetto delle regole, non possono aprire. E la data del 5 marzo suona come una beffa: chiunque conosca un minimo la montagna ben sa che, con il mese di marzo, la stagione sciistica si chiude per sua natura. Non servono altre parole».

«La crisi, o meglio le crisi, sanitaria ed economica, vanno ora gestite nel loro insieme», conclude Bernardi a nome anche del Consiglio di amministrazione dell’Atl del Cuneese. «Non possiamo permettere al settore del turismo montano di pagare il prezzo più alto. Rischiamo, altrimenti, di non intravedere più la luce in fondo al tunnel e di minare le basi della nostra intera economia. Come Ente del turismo esprimiamo la nostra totale solidarietà agli imprenditori e ai lavoratori colpiti dell’intempestività di questo ultimo provvedimento. La montagna esige rispetto».

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