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Quindici pazienti Covid-19 in condizioni critiche in un solo giorno: a Verduno l’allerta è massima

Attività chirurgica dell’Asl alla clinica Città di Bra: se ne parla in Regione 1
Veduta aerea dell'ospedale di Verduno

VERDUNO Quindici ricoveri in un giorno: anche se all’ospedale Michele e Pietro Ferrero si è lontani dal picco della seconda ondata della pandemia, l’incremento registrato nelle ultime ventiquattr’ore è un dato allarmante per chi si occupa di sanità. «Come ci aspettavamo, dopo quattro settimane di zona gialla e l’innalzamento dell’indice Rt, i ricoveri sono tornati a salite anche nella nostra area, come nel resto del Piemonte: nella giornata di ieri, giovedì 25 febbraio, abbiamo registrato un’impennata di 15 nuovi pazienti positivi al Covid-19, tutti in condizioni critiche tali da richiedere l’assistenza ospedaliera», dice il direttore dell’Asl Cn2 Massimo Veglio.

«In questo momento, abbiamo superato nuovamente la soglia dei 40 ricoverati nei reparti Covid, un incremento che ci ha costretto ad ampliare nuovamente le aree di degenza per i positivi, fermando le prospettive di ampliamento dell’attività chirurgica ordinaria che avevamo in programma: alla luce di questa tendenza, l’allerta è nuovamente massima», aggiunge il direttore.

L’aumento dei ricoveri potrebbe avere un impatto negativo anche sull’andamento della campagna vaccinale: «In questo momento, stiamo somministrando circa 500 vaccini al giorno, tra over 80, personale scolastico e sanitari. Avevamo in programma di salire a quota 900, ma è evidente che l’aumento dei contagi e dei ricoveri assorbirà molto personale, com’è stato nei mesi scorsi: non escludo quindi che anche la campagna vaccinale possa subire un rallentamento, se la tendenza di crescita proseguirà».

Il punto di vista di Veglio, condiviso oggi dai rappresentanti della sanità, è chiaro: «Le aperture implicano per forza un aumento dei contagi e di conseguenza dei ricoveri: tutto questo ha un effetto sui servizi sanitari, con il rischio di arrivare allo stop delle attività ordinarie che abbiamo visto nella prima e nella seconda fase della pandemia. In questo momento, non si può pensare di aprire tutto e di non assistere all’aumento dei contagi, con conseguenze negative per tutti. O sarebbe possibile a condizione che tutte le persone rispettino le norme di prevenzione, cosa che evidentemente non avviene: rischiamo senza una presa di coscienza da parte di tutti, rischiamo di arretrare alla situazione dei mesi scorsi».

Francesca Pinaffo

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