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Abitare il piemontese, ecco la parola della settimana: tërdòch!

Paolo Tibaldi ci racconta aneddoti le

TËRDÒCH! Individuo sciocco che blatera, parla troppo e a vanvera, oppure provoca rumori incomprensibili.

Se è vero che in linguistica il pensiero si fa parola, la parola si fa suono e il suono si fa oggetto, nel caso di oggi è il suono a farsi direttamente parola. Ecco dunque l’appellativo tërdòch! irriverente antesignano del verbo corrispondente tërdoché. Oggigiorno molti piemontesi hanno sentito o utilizzato tërdòch per apostrofare una persona che parla a vanvera, straparla, oppure per descrivere un susseguirsi di rumori e spostamenti poco identificabili. In effetti il verbo tërdoché descrive un individuo sciocco che parla troppo e senza saper quel che dice, magari ingarbugliandosi, provocando così più suoni biascicati che pensieri sensati.

Ciò che però di questo verbo m’incuriosisce profondamente è l’origine, che inizialmente credevo unica e certa; mi sono reso conto però che l’etimo è opinabile, pare divergere. Offro così le diverse versioni, cosicché i lettori della rubrica possano affidarsi a quella che sentono più plausibile. In ogni caso trovo che l’esito di questa ricerca dia una riconferma della straordinaria saggezza sociale di un tempo.
La prima ipotesi (a cui personalmente mi affiderei meno, ma giusta da esporre) è di diretta derivazione transalpina, poiché la lingua francese dispone di un termine assonante, interdit, con una gamma di traduzioni che va da stordito, sino a proibito. La seconda è quest’altra: udire una parlata incomprensibile, pare che un tempo potesse istigare la domanda der deutsch? (il tedesco?), lingua geograficamente e linguisticamente distante dal neolatino piemontese, dunque difficilmente decifrabile. La terza e ultima versione, quella che viene da adottare è la derivazione dalla terre d’oc occitana. La parlata della terra d’oc, ossìa la lingua d’oc (evoluzione dell’occitano antico o provenzale) risultava incomprensibile a buona parte della popolazione pedemontana, che ha cominciato a identificare qualunque altro tipo di incomprensibilità a quella più comune, dei “cugini” occitani.

Paolo Tibaldi

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