Abitare il piemontese: scopriamo l’origine della parola “Bàila”

Bozza automatica 410

BÀILA: balia, nutrice d’altri tempi.

Nella settimana che conduce alla Festa della donna, la rubrica dedica una puntata a una specifica figura femminile, la bàila. Per la traduzione italiana è sufficiente invertire le due vocali, ma non è solo questione di lettere: dietro questa donna si cela una fotografia antropologico-culturale della società di un tempo. La bàila è anzitutto una donna, madre da poco tempo; diversamente sarebbe impossibile. Il compito che aveva era quello di nutrire con il latte del suo seno i neonati della famiglia che l’aveva assunta a servizio, fino allo svezzamento.

Abitare il piemontese: scopriamo l’origine del termine “Bàila” 1

I motivi erano diversi: c’erano madri benestanti che assumevano una bàila per timore di deturparsi fisicamente allattando, altre perché la natura non le aveva predisposte all’allattamento naturale; in casi più estremi, i parti casalinghi potevano aver compromesso la vita stessa della madre. In latino, infatti, la parola baiulam indica letteralmente una portatrice, colei che porta (facchina, portalettere), parola a sua volta di origine greca. Di conseguenza il baliamant è l’allattamento a pagamento, bailé significa dunque allattare, il bailòt o la bailòta è l’infante dato a balia.

Abitare il piemontese: scopriamo l’origine del termine “Bàila”

C’è anche un oggetto, piccolino ma utile ancora oggi, che porta il nome della balia: la gugia, per qualcuno detta anche gucia o vuja. La funzione è cambiata, ora viene utilizzata per qualsivoglia necessità, ma questa spilla era utile alle balie per due motivi: il primo era tener ferme le estremità dei pannolini puliti appena cambiati ai bambini e il secondo era per chiudere la scollatura nel momento in cui l’allattamento non veniva effettuato.

Abitare il piemontese: scopriamo l’origine del termine “Bàila” 3

La figura della bàila non è diffusa soltanto in Piemonte. Nella rappresentazione teatrale Catlinin di Oscar Barile, la protagonista viene mandata in Francia a nutrire un bambino in una famiglia. Le ristrettezze economiche combinate al continuo parto di bambini, permisero questa soluzione a molte donne per tirare un po’ su la testa. Quante storie del genere costellano il secolo scorso! Dolcissime ma impietose, romantiche e toccanti. Non possiamo dimenticare poi la bàila sucia, asciutta perché non avendo latte la sua missione, anziché deputata al nutrimento diretto, era accudire i rampolli durante la giornata: dalla cura dell’igiene, al cambio del vestiario fino ai compiti. A tutti gli effetti una governante, come l’attuale baby sitter.

Paolo Tibaldi

Banner Gazzetta d'Alba