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La crisi dell’ex Embraco coinvolge anche oltre 50 lavoratori astigiani

Ex Embraco: «Se accertati sono fatti gravissimi perché si è giocato sulla pelle di centinaia di famiglie»
Un'immagine d'archivio relativa a una protesta dello scorso anno a Riva di Chieri.

LAVORO Fra i 406 dipendenti che protestavano davanti ai cancelli della ex Embraco a Riva di Chieri, oltre cinquanta provengono dalla provincia di Asti. Per loro purtroppo sono partite le lettere di licenziamento che prenderanno forma il 25 marzo. Dopo la svolta dei mesi scorsi, rappresentata dalla nascita del polo nazionale per i frigoriferi, tutto è di nuovo appeso a un filo e sta rapidamente scivolando verso il baratro. Il motivo dell’incertezza è dovuto al rifiuto da parte delle banche Unicredit, Intesa e Ifis di concedere i finanziamenti necessari (12 milioni di euro, con la formula della garanzia totale dello Stato), per far ripartire la produzione. È stata inviata una lettera dai lavoratori al neo premier Mario Draghi per chiedergli di intervenire sbloccando i soldi che gli istituti di credito non sembrano disponibili a versare. Se  l’ex Embraco è ferma da ormai tre anni, a Belluno si produce ancora e per il 2021 gli ordini hanno già superato i 2 milioni di compressori, come non accadeva da 10 anni.

p.ca.

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