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La nigeriana a cui hanno rubato anima, corpo e nome

La nigeriana a cui hanno rubato anima, corpo e nome

LIBRO «Io sono Joy. Io sono Loweth, Glory, Esoghe, Sophia, Mary, amiche che hanno una storia simile alla mia e a quella di migliaia di ragazze nigeriane. Il mio nome è Joy e non Jessica, come decisero di chiamarmi i miei aguzzini la mattina in cui mi rubarono l’anima, il corpo e il nome. “Mi chiamo Joy” sono state le prime parole che ho gridato, quando dal buio in cui ero sprofondata, e non ero più nessuno, sono risalita alla luce. Quando sono nata una seconda volta».

IO SONO JOY
Mariapia Bonanate
Edizioni San Paolo
176 pagine
16 euro

Con un grido di libertà dalla schiavitù della tratta inizia la toccante testimonianza raccolta da Mariapia Bonanate, desiderosa di scoprire buone notizie e costruire con i lettori la speranza che va al di là di ogni speranza umana.

Joy ha 23 anni, è nigeriana e si lascia convincere da un’amica a partire per l’Italia dove l’aspetta unLa nigeriana a cui hanno rubato anima, corpo e nome 1 lavoro grazie al quale potrà mantenere la famiglia e continuare gli studi. Ma da subito il viaggio la disincanta e vive il suo primo dramma: la traversata del deserto, l’arrivo in Libia e la prigionia nei campi di detenzione dove subisce torture, il viaggio su un barcone per attraversare il Mediterraneo, il naufragio, dal quale si salva miracolosamente. In Italia vive il suo secondo dramma: il lavoro che l’aspetta è la prostituzione, obbligata col ricatto del woodoo e di un debito di 35mila euro che deve pagare prima di ottenere la libertà. Stupri, violenze, maltrattamenti sono le costanti della sua vita in Italia, anche se non perde mai la fiducia in Dio che sente vicino. A Caserta ci sarà la svolta della sua vita: viene accolta a Casa Rut, comunità di accoglienza che ha lo scopo di proteggere, integrare e promuovere coloro che vi approdano.

«Mi avevano rubato tutto. Il nome, la dignità, il corpo, l’anima, la libertà, il futuro. Ero una delle migliaia di schiave, vittime della tratta, che vivono e muoiono nei sotterranei della storia. Oggi sono ritornata a essere il significato del mio nome: gioia. Gioia di vivere, di amare, di donare, d’inventare ogni giorno la vita e la speranza».

Un libro potente, raccontato in prima persona dalla testimone di «quel crimine contro l’umanità» come lo definisce papa Francesco che nella prefazione scrive: «Questo libro è un racconto di fede, un canto di speranza. Joy aiuta tutti noi ad aprire gli occhi, a conoscere per meglio capire». Grazie a Joy si può imparare che soltanto l’amore, che alimenta la pace, il dialogo, l’accoglienza e il rispetto reciproco, può garantire la sopravvivenza del nostro pianeta.

Walter Colombo

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