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Luca Mercalli intervistato da Matteo Caccia nel progetto La via selvatica della famiglia Ceretto

Luca Mercalli intervistato da Matteo Caccia nel progetto La via selvatica della famiglia Ceretto

ALBA Proseguono le conversazioni della Via selvatica: venerdì 12 marzo, sul sito www.ceretto.com, sarà possibile vedere e ascoltare il meteorologo Luca Mercalli in dialogo con Matteo Caccia.

Il progetto, curato da Matteo Caccia e proposto dalla famiglia Ceretto, si compone di 12 dialoghi che fanno emergere le esperienze profonde dei protagonisti. É un percorso lungo un anno che indaga la natura selvatica e autentica, le sue regole immutabili, la sua ostinata capacità di ripetersi, la sua ricerca di un’armonia smarrita, di un equilibrio virtuoso in cui l’uomo sia capace di interagire con rispetto nella consapevolezza che la vera protagonista è la natura.

Gli interventi sono fruibili il 12 di ogni mese su www.ceretto.com.

«Non dobbiamo preoccuparci di salvare il pianeta, ma di salvare l’umanità» è il grande insegnamento di Luca Mercalli che racconta cosa significa provare a vivere una quotidianità meno addomesticata per tornare a una vita più sostenibile. Matteo Caccia introduce così il protagonista della conversazione dal titolo La furia e la dolcezza del clima. Siamo abituati a vivere in un unico costante microclima: riscaldato in inverno. Rinfrescato in estate. Ma il clima sta cambiando e ci obbligherà ad essere più onesti con noi e con lui.

Clima: la viticoltura deve adeguarsi

«Il clima cambia ed è sempre cambiato. Il problema è che da circa cento anni a questa parte non è più naturale ma originato da noi, dalle nostre attività. Fino a ieri i cambiamenti climatici erano del tutto naturali l’uomo li subiva, si adattava, oggi sappiamo che la causa è la combustione dei materiali fossili. Se collassano i suoli che cementifichiamo, se il clima diventa troppo violento, la vita come la conosciamo noi collassa, magari se ne forma un’altra; è già successo nella storia della terra, ci sono state cinque estinzioni di massa, circa 64 milioni di anni fa, quasi tutti morirono, chi resiste dà luogo a un nuovo ramo evolutivo. Io lavoro per far evitare di far parte dell’estinzione», racconta Mercalli.

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