Zona rossa ad Alba: nel cuore della città fra i negozi e le limitazioni

Zona rossa ad Alba: nel cuore della città fra i negozi e le limitazioni

CENTRO STORICO DI ALBA  Nelle vetrine spiccano collezioni primaverili, tessuti leggeri e toni chiari: i cartelli appesi ricordano, però, che il colore predominante è il rosso. Effetto delle nuove restrizioni in vigore fino a dopo Pasqua, le regole sono quelle del lockdown di un anno fa: chiusi i negozi che trattano generi considerati non essenziali; i bar e i ristoranti sono aperti, con l’asporto e le consegne a domicilio.

Il clima non è quello del fermo del 2020, quando le vie erano del tutto deserte, le poche persone a piedi, segnalano tuttavia che i tempi delle libertà sono un ricordo. La gente cammina veloce, ci si ferma per un caffè o un saluto: molti sono soli, qua e là si vedono mamme con i bambini. Nei negozi rimasti aperti, i discorsi dei commercianti hanno in comune l’esasperazione per una situazione che pensavano di non rivivere più: lontanissimi i tempi dell’andrà tutto bene, rimpiazzati da una sorta di rassegnazione.
Nel negozio di alimentari Ognibene, in via Vittorio Emanuele II, Giuseppina, una delle titolari, servita una cliente si affaccia dalla vetrina: «Come sta andando? È un disastro, forse per noi è peggio rispetto a un anno fa: allora la paura per gli spostamenti aveva fatto riscoprire i piccoli negozi di quartiere. Ora, invece, è ripreso l’afflusso verso i supermercati che assorbono gran parte della domanda di generi alimentari».

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Fabrizio titolare del negozio di alimentari Alla dispensa del convento

Poco più in là, Fabrizio è dietro al bancone del suo piccolo locale, Alla dispensa del convento, specializzato in prodotti tipici e degustazioni: «I clienti, sono pochissimi, una manciata al giorno. Ho scelto di rimanere aperto: vendo prodotti freschi che in ogni caso dovrei poi buttare ma valuterò l’andamento della situazione giorno dopo giorno. Anche prima della pandemia febbraio e marzo erano mesi di estrema calma, in attesa di ripartire con il turismo». Fabrizio non punta il dito contro le restrizioni: «La colpa di questa situazione? Semplice: è di chi non ha rispettato le regole. Abbiamo assistito a settimane di zona gialla in cui sembrava di essere nel pieno della Fiera del tartufo, con controlli, secondo me, insufficienti. Forse era meglio rimanere chiusi a San Valentino e non perdersi la Pasqua; gli effetti saranno più gravi per tutti: alla luce degli ultimi eventi questo lockdown era inevitabile».

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no dei proprietari di Vincafè in via Vittorio Emanuele II

In piazza Ferrero, ci sono i due padiglioni Sebaste, un rimando alla Fiera e alle feste: Siro è dietro al bancone di uno dei due, tra torroni e caramelle. «Il Comune di Alba ci ha permesso di prolungare la concessione, una fortuna altrimenti in questo momento saremmo bloccati del tutto, per la sospensione di eventi e manifestazioni. Gli incassi? Sono pochissimi: qualcosa entra grazie ai dolcetti che i genitori comprano ai bambini, magari quando escono con loro per fare la spesa».

I bar sono aperti quasi ovunque, i tavolini piazzati sulle porte usati anche per servire caffè e brioches. Al Vincafé gli otto dipendenti sono in cassa integrazione e l’attività viene portata avanti dai tre titolari, Luigi è uno di loro. «Non vediamo differenze rispetto all’anno scorso, quando abbiamo riaperto: al mattino si lavora un po’ con la caffetteria e qualche pranzo da asporto, per i dipendenti degli uffici. Il pomeriggio siamo praticamente fermi ma restiamo aperti per far capire ai nostri clienti che ci siamo».

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Serena nella sua bottega il Pomelo in via Alfieri

Stato di cose confermato da Serena, dell’ortofrutta Pomelo, in via Alfieri: «La contrazione l’ha avvertita anche chi, da sempre, punta sull’asporto». Alla focacceria Budego, in via Cavour, Giancarlo fa parlare i numeri: sulla vetrina ha appeso la bolletta della luce di gennaio, una botta da 500 euro. «Nonostante io abbia uno o due clienti per mattina devo pagare tutto: dopo un anno di pandemia, è un dramma».

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Giancarlo titolare della focacceria ligure il Budego in via Cavour

f.p.

Le librerie sono immuni alla crisi di vendite: gli italiani tornano a leggere

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Addette al lavoro nella sede della libreria San Paolo

Cambiano le attività ma non la situazione: i negozi sono quasi tutti vuoti, gli avventori si contano sulle dita di una mano. «Oggi si compra di più on-line che in bottega», commenta la commessa di un negozio di intimo. Le librerie sono una voce fuori dal coro, lo dicono i dati nazionali: a ottobre 2020, il 61 per cento degli italiani ha dichiarato di aver letto almeno un libro; il sei per cento in più rispetto al 2018. Alessandro, alla libreria San Paolo, non ha dubbi: «Le vendite di marzo sono in linea con quelle dello stesso periodo del 2019, prima della pandemia. Con la zona rossa, abbiamo riaperto le consegne a domicilio, ma le persone apprezzano farci visita in negozio: è un bel segnale, in questo momento complicato». Cala la sera, le vie di Alba si svuotano, il silenzio che le avvolge rende ancora più evidente l’ingresso in zona rossa. A tirare le somme a giornata conclusa è il comandante della Polizia municipale Antonio Di Ciancia: «Gli albesi hanno risposto in modo molto disciplinato alle nuove restrizioni: non si sono ripetuti gli assembramenti della zona arancione». Non sono mancate infrazioni isolate: «Nei giorni scorsi abbiamo sanzionato alcuni giovani perché sprovvisti di mascherina ed eseguito una serie di controlli sulle aree commerciali. Ci sono state segnalazioni di gruppi di fronte ai locali: a questo proposito è importante ricordare che i bar restano aperti, ma le consumazioni non possono avvenire né sul posto né tanto meno all’interno». Crollati, infine, gli afflussi in città, registrati dai varchi elettronici: «Da 85mila veicoli siamo scesi a 65mila nei giorni lavorativi con ulteriori riduzioni a 35mila, la domenica, quando la gente non si sposta per ragioni di lavoro».

f.p.

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