Nell’Albese, il saldo demografico è negativo di 802 unità

Auguri a tutte le mamme 3
Grazie per la complicità

IL PUNTO DI VISTA DELL’IRES Secondo il bollettino epidemiologico pubblicato a fine gennaio dall’Azienda sanitaria di alba e Bra, la popolazione residente nei 75 Comuni a fine 2019 ammontava a 171.262 abitanti, il 3,9% dei residenti in Piemonte. Il totale era diminuito rispetto al 2010 di 195 persone. Nel 2019 i nuovi nati sono stati 1.226, mentre i decessi ammontavano a 2.028, 79 in più rispetto al 2018. Dunque, il saldo naturale, ovvero il rapporto tra nuovi nati e morti, nel 2019 è stato molto negativo (-802). Il tasso di natalità nell’Asl di Alba-Bra nel 2019 è stato pari a 7,2 per mille residenti. Sebbene migliore rispetto alla media italiana (7) e piemontese (6,4), il dato appare molto basso, se paragonato alla media nazionale anche solo di 20 anni fa (nel 2002 il tasso di natalità italiano era a 9,5). Un altro numero importante è il cosiddetto indice di carico di figli per donna in età feconda, determinato dal rapporto tra i bambini di età inferiore a 5 anni e il numero di femmine tra i 15 e i 50 anni: nel 2019 in Italia è stato pari a 19,9 (nel 2010 era invece a 20,4), mentre in Piemonte arrivava a 18,3. La situazione appare grave, perché lascia presupporre un futuro senza giovani.

Carla Nanni, Ires Piemonte

Ma che cosa si può fare dal punto di vista concreto per sostenere la natalità? «Indicherei, per esigenze di sintesi, tre linee d’azione», spiega la ricercatrice di Ires Piemonte Carla Nanni. «La prima è il sostegno al lavoro femminile: nei Paesi del Nord Europa, dove i livelli di occupazione delle donne sono più elevati, sono più alti i gradi di fecondità. I posti di lavoro devono essere stabili; comunque la stabilità della situazione economica va garantita da un solido sistema di ammortizzatori sociali. La seconda linea d’intervento riguarda i servizi per l’infanzia, che non dovrebbero essere a domanda individuale ma divenire ad accesso universale, con costi contenuti e offerta di qualità. In terzo luogo conta la promozione di organizzazioni del lavoro che permettano di conciliare meglio l’occupazione con la vita».

m.d.

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